RENDE - «Da calciatrici della Squadra femminile dell'A.S.D. Sportiva Rende, con la presente lettera vorremmo esprimere il nostro rammarico per essere passate da una “situazione di euforia” per la promozione in Serie C ad una di “sconforto totale” che ormai si protrae dall’inizio di questo campionato 2025-26».
È quanto emerge da una lettera delle calciatrici dell'A.S.D. Sportiva Rende, che aggiungono: «I problemi principali riguardano i pagamenti ed i rimborsi, promessi e mai dati, per i quali c'è dietro davvero una lunga storia.
Non vogliamo farla lunga, ma far capire sostanzialmente che da inizio campionato chi avrebbe dovuto farlo non sta assolutamente pagando (per alcune la cosa si protrae da sei mesi dal campionato scorso di Eccellenza) anche e soprattutto con le ragazze che vengono da fuori ed onorano la maglia che indossano.
Non è corretto nei confronti di tutte, perché alle promesse non sono seguiti i fatti. Questo vale sia per le compagne americane, danesi, romane, abruzzesi o di altre provenienze che, ovviamente, non ricevendo alcunché a livello economico si trovano davvero in difficoltà a raggiungere la squadra soprattutto in trasferta e, perché no, anche quando si gioca in casa. È trascorsa l’ennesima partita, ma ancora nulla!
E sinceramente, volendo interpretare il sentimento di tutte le giocatrici, siamo ovviamente in difficoltà.
Poi, a parte quelle economiche, esistono pure le problematiche tecniche: non abbiamo mai avuto un campo stabile d’allenamento, un preparatore dei portieri, un fisioterapista/massaggiatore, alcune hanno difficoltà logistiche di spostamenti e non sanno come venire al campo e, infine, neanche le visite mediche sono state fatte per tutte visto che alcune di noi non hanno potuto presenziare.
Sappiamo che il nostro “esporci” potrebbe avere delle ripercussioni, ma la Società e chi la rappresenta non dovrebbe utilizzare quanto lamentato contro di NOI magari additandoci di “dire qualcosa di troppo” che potrebbe ritorcersi contro.
Ribadiamo che i problemi ci sono dall’inizio e sono almeno due mesi che stiamo tentando di farlo capire perché NOI – nessuna esclusa – nonostante continuiamo ad allenarci, a giocare, ed a rappresentare questa maglia con dignità e rispetto, mettendo spesso da parte la nostra vita privata, gli studi, le famiglie e cercando di incastrare gli orari lavorativi con gli impegni sportivi per poter sostenere una vita degna, in cambio purtroppo non stiamo avendo alcun riconoscimento, nessuna tutela, nessuna ricompensa.
Ci sembra, quindi, di parlare di un nostro diritto che purtroppo la Società sta disattendendo e soprattutto senza spiegazioni logiche che possano permetterci di affrontare il futuro con un barlume di speranza affinché il tutto non cada nel retorico considerando il tutto come una situazione normale che, purtroppo, non è normale per niente».
@Riproduzione riservata