«L’assistenza non possiamo chiederla a Babbo Natale»

Navanteri

CORIGLIANO-ROSSANO - «Anche oggi la guardia medica di Schiavonea è chiusa lasciando i nostri cittadini privi di un servizio fondamentale. La continuità assistenziale, quella tanto decantata dal presidente Roberto Occhiuto, questo Natale è andata in vacanza». Lo dichiara, in una nota, la consigliera regionale Pd Rosellina Madeo.

«Dal 22 dicembre  -continua la nota- il servizio non è garantito e, avvisi alla mano, se ne parla il 2 gennaio se tutto va bene. Dieci giorni in cui gli abitanti non possono e non devono porsi il lusso di sentirsi male. Sono stata raggiunta da più di una persona del territorio che per necessità si è recata sul posto, ha trovato chiuso, è andata in ospedale e, come era prevedibile, ha riscontrato una situazione al collasso con file interminabili.
La continuità assistenziale resta un nervo scoperto che, nei periodi di festa, rivela tutte le sue criticità. Gli studi dei medici di base in questi giorni sono chiusi, sebbene molti di loro con spirito di servizio continuino ad essere disponibili con i pazienti, l’assistenza da prassi è demandata agli ambulatori territoriali che, se non riescono ad erogare il servizio, altro non fanno che aumentare il bacino di utenza nel pronto soccorso procurando il cortocircuito che tutti sappiamo.
Ma davvero, conoscendo bene le capacità di personale e le esigenze territoriali, ci troviamo sempre nelle stesse condizioni ad ogni festa? Che sia Natale, Capodanno o Ferragosto il risultato è sempre il medesimo: il territorio rimane senza assistenza. 
Allora, esattamente, quando il presidente Occhiuto nel primo Consiglio regionale di questa legislatura palava di un’assistenza sanitaria capillare e costante in tutta la regione, cosa intendeva? 
La guardia medica di Schiavonea, salvo colpi di scena, resterà chiusa, oltre che in questi giorni, anche il 31 dicembre e il primo gennaio. Iniziare l’anno nuovo con problemi vecchi non è certo di buon augurio e non basta una carta in cui si dichiara che manca il personale per lavarsi la coscienza e sentirsi a posto con le proprie responsabilità. L’auspicio -conclude la nota- è che vengano messi da parte gli slogan, si esca dai social e si rimettano al centro i servizi primari: i Calabresi hanno bisogno di concretezza».

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