Navanteri
 

Con l'insediamento del “Governo Monti”, perlomeno, i cittadini italiani hanno preso finalmente coscienza della gravità della crisi del paese, dei rischi concreti di default dello stato, nonché delle pericolose e negative conseguenze di tale situazione.


E' stato inteso da tutti quanti la necessità, ormai, improcrastinabile di avviare con sollecitudine e fermezza una stagione di reali riforme e concreti cambiamenti per venir fuori, non solo, dall'attuale congiuntura economica, ma, altresì, per attrezzare il “sistema Italia” alle sfide di domani.
Da ogni parte, in questo momento, le parole più in voga sono: “crescita”, “rinnovamento”, “innovazione”, “modernizzazione”, “liberalizzazioni”, “meritocrazia”, “lotta al nepotismo”, “lotta all'evasione”, “lotta ai privilegi delle caste”, “sobrietà”, “moralità”, “patto generazionale”, “riorganizzazione della pubblica amministrazione”, “efficienza” e quant'altro, che se realizzati rappresenterebbero per il “Bel Paese” una vera e propria “rivoluzione”. Tale prospettiva in un paese ingessato che, tuttora, mantiene la medesima organizzazione territoriale degli Uffici Giudiziari dai tempi di Cavour, sarebbe un risultato positivo di rilevanza epocale.
Ma la nazione desidera sinceramente un cambiamento radicale? Essa è pronta ad una stagione di sacrifici, mettendo in discussione posizioni di rendita acquisite? Ha veramente voglia di modificare questo stato di cose? Ha la forza e l'energia di trasformare l'Italia in un paese normale, moderno ed europeo?
Francamente qualche dubbio sorge!!!
Desta, comunque, sospetto tutta questa smania collettiva di novità, peraltro, in una società come quella italica, storicamente, refrattaria ad ogni reale rinnovamento, nonché allergica ad ogni forma di azione riformatrice.
Il tema delle riforme, ormai, volute all'unisono, “puzza” di ipocrisia, di inganno e di raggiro. Si avverte dietro di esse un disegno, lucido e razionale di controllo immanente del processo riformatore, finalizzato al mantenimento dell'attuale ordine di cose e status quo, senza alcun effettivo mutamento, se non di facciata, della società.
D'altronde l'Italia resta sempre il paese del Gattopardo (del cambiare tutto per non cambiare nulla)!!!
Il “Bel Paese” raffigura, in fondo, il teatro principale in cui è stata rappresentata la storia più tragica dell'oscurantismo della controriforma del Concilio di Trento ove è stata processata la scienza, il libero pensiero, le arti incaricando, volgarmente, di velare con delle braghe a secco le vergogne dei personaggi del Giudizio Universale della Cappella Sistina.
Queste sono la cultura e le metodologie genetiche adoperate del potere italico.
Pertanto, nulla cambierà!!! Tutto rimarrà come prima!!! Tutto sarà sistemato!!!
Tutti quanti nell'Italia del proprio “particulare”, del “tengo famiglia”, avranno un prezzo e molti indomiti cittadini di oggi si accontenteranno delle briciole e dei lupini elargiti dal potere di sempre.
Bisogna abbandonare ogni speranza e velleità nel paese che del resto non ha mai fatto una rivoluzione se non quella di Masaniello.
Dunque, altro che è arrivato il tempo per dare una Svolta al paese. Don Chisciotte non è di moda!!!

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