Navanteri

Ho apprezzato il bello, erudito ed appassionato articolo “riflessioni sulle celebrazioni dell'unità d'Italia”, apparso su queste colonne la settimana scorsa di Franco Cassiani, il quale ha precisato che il completamento dell'unità d'Italia è avvenuto, dopo la grande guerra, con l'annessione  del territorio del Trentino.


Concordo con tale impostazione che “Il sogno dei padri risorgimentali si realizzò pienamente  con il "bollettino" di Vittorio Veneto perchè, solo nel 1918, l'Italia conquistò la propria piena indipendenza e la propria piena libertà e assunse, quindi, il suo vero volto e la sua vera conformazione”.
Ma non vi è dubbio che il 17 marzo 1861, con la promulgazione  del primo parlamento italiano,  rappresenta una data storica e altamente simbolica, perchè segna la nascita del “Regno d'Italia”.
Dal 1861 in poi non è più consentito definire l'Italia una “ semplice espressione geografica”, ma uno stato sovrano,  libero, indipendente, riconosciuto dalla Comunità internazionale.-
In ogni caso, al di là delle anzidette puntualizzazioni, nonché le contrastanti interpretazioni sul significato e sulla valenza del risorgimento italiano, che ben volentieri affido al lavoro scientifico degli storici ed al dibattito storiografico, la reale questione da porsi, parafrasando Massimo D'azeglio, è, se dopo aver fatto l'Italia abbiamo fatto gli italiani?
L'opinione corrente risponde negativamente alla domanda, ritenendo l'italiano un cittadino che guarda solo il “suo particulare” (Guicciardini), senza un coscienza collettiva.
In tal senso sosteneva Kipling ( consentitemi la battuta): “ un inglese un cazzone; due inglesi due cazzoni; tre inglesi un popolo, mentre un italiano una brava persona; due italiani due brave persone; tre italiani un casino” .
Ed ancora:
“I veri italiani sono pochissimi. La maggior parte di coloro che si fanno passare per italiani, sono in realtà piemontesi, toscani, veneti, siciliani, abruzzesi, calabresi, pugliesi e via dicendo. Appena fuori d'Italia, l'italiano torna ad essere quello che è: piemontese, toscano veneto ecc. L'italiano sarà un prodotto dell'Italia, mentre l'Italia doveva essere un prodotto degli italiani” (Giuseppe Prezzolini, Codice della vita italiana, 1921)
Nonostante criticare il nostro paese ed il popolo italiano è come “sparare sulla croce rossa” , è doveroso  rifiutare tale semplicistico e volgare  giudizio, evidenziando, viceversa, che  in questo secolo è mezzo è stato costruito un popolo  unito e coeso con un'identità sovra individuale comune che è progredito ed attore principale nella comunità internazionale.
Questo processo di unificazione e coesione si è rafforzato per la caduta del fascismo che ha portato all'elaborazione della Costituzione italiana che rappresenta la sintesi dei principi e dei valori che sono il patrimonio morale culturale  del popolo italiano.
Questi valori ed idealità hanno trovato una conferma solida in momenti  difficili  quali la stagione del terrorismo che non è riuscita ad attecchire e sconfiggere le istituzioni repubblicane  e democratiche.-
Pertanto, l'italiano è molto meglio  di quello che vogliono far apparire, e, dunque, stasera proprio perchè siamo italiani  tifiamo tutti per l'Inter
Viva l'Italia!!

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