Si riattiva la protesta contro la centrale del Mercure

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LAINO BORGO - «Come accade da oltre venti anni a questa parte, ogni volta che il vento dei diritti si alza, mettendo in discussione l’aggressione al territorio della Valle del Mercure, rappresentato dalla megacentrale a biomasse situata nel cuore del Parco del Pollino, si sollevano le proteste di chi, dalla situazione attuale, ha tratto, trae e spera di trarre ancor più personali vantaggi».

È quanto si legge in una nota diffusa dal Forum "Stefano Goia", che continua «Sollevando, come al solito, questioni di inesistenti rischi di perdita di posti di lavoro, il cui numero aumenta ad ogni comunicato stampa. Chiaramente orchestrati dalla proprietà -ieri Enel, oggi Sorgenia-, alcune istituzioni locali, con accompagnamenti vari, danno luogo a proteste autoreferenziali, da cui la gente della Valle si tiene ben lontana. Si, perché in tutti questi anni, le uniche manifestazioni popolari sono state quelle contro la centrale, non a favore. Manifestazione sempre assai partecipate, da chi lavora nel Parco e con il Parco, e chiede semplicemente il rispetto della vocazione del proprio territorio certificata ormai da trent’anni, con i Sindaci di Viggianello e Rotonda in prima fila a difendere gli interessi ed io diritti delle proprie Comunità. Da chi vuole proteggere la propria salute e quella dei propri cari dalle emissioni dell’incenerimento di 350.000 tonnellate di biomasse l’anno. Da chi ritiene che la biodiversità preziosa e fragile del Parco del Pollino vada tutelata, per rispetto della Natura, ma anche come forma di investimento economico, per le attuali e le future generazioni. Sennò un Parco Nazionale che ci sta a fare? E c’è anche chi ritiene che il tempo della svendita coloniale della nostra terra al potere forte di turno, per una manciata di “perline”, debba cessare. Che debbano essere respinti al mittente comportamenti arroganti e padronali, come quello, ad esempio, esibito dal Presidente della Mercure srl – controllata Sorgenia e proprietaria dell’impianto- che prima, pubblicamente, in audizione di Commissione regionale, dà la disponibilità a dare informazioni e poi, a quattr’occhi, si rimangia l’impegno, mortificando l’intero Consiglio Regionale, ma evidentemente pensando di poterlo fare impunemente. Solo quando riusciremo a riprenderci pienamente i nostri diritti e con essi le decisioni che riguardano la nostra terra, riusciremo ad affrancarci da questo stato di intollerabile subordinazione che porta acqua – cioè soldi – al mulino di chi vuole solo speculare alle nostre spalle».

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