Sollecitate nuove assunzioni a tutela del diritto alla salute

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COSENZA - «La carenza di personale nelle aziende sanitarie italiane ed all'azienda ospedaliera è un fattore cronico. Oltre ai medici, tra i quali mancano alcune figure specialistiche, mancano infermieri, personale tecnico e manca anche il personale di supporto». Fausto Sposato, presidente dell'ordine delle professioni infermieristiche di Cosenza annuncia l'ennesima battaglia sulla sanità.

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«Per quanto riguarda il discorso degli operatori qualcuno ci dovrebbe spiegare come mai, se nelle aziende molti direttori dicono che non hanno bisogno di infermieri e di personale per l'assistenza nelle corsie mancano. Abbiamo dei reparti con delle dotazioni veramente al di sotto degli standard minimi e della garanzia di sicurezza», la denuncia pubblica del presidente Opi. Sposato punta l'indice sulla qualità dell'assistenza e quindi la qualità delle cure da garantire. Ma anche e soprattutto sulla sicurezza dei pazienti, non solo degli operatori. «Recenti studi hanno dimostrato che, dove c'è una carenza di personale infermieristico, le morti aumentano fino al 10%. Questo non possiamo più consentirlo né tantomeno essere semplici spettatori e restare fermi», asserisce Fausto Sposato. Da qui l'invito alle varie aziende per «fare una ricognizione reale e veritiera del personale, tenendo in considerazione tutti quegli operatori, infermieri e personale di supporto assunti per essere destinati all'assistenza ma che, a causa di limitazioni gravi dovute a malattie invalidanti, a patologie oncologiche, a malattie croniche e via discorrendo, svolgono attività diverse. E’ personale che va tutelato e non può rappresentare una risorsa per l’assistenza. Cosa fare allora? Occorre cambiare il loro profilo, la loro qualifica, lo diciamo da tempo. In questo modo, ne siamo certi, si potrebbero liberare posti e numeri per nuove assunzioni di personale per l’assistenza e per garantire quel diritto alla salute tanto auspicato, preservando quelli che sono i livelli essenziali delle prestazioni che sono alla base di ogni percorso assistenziale», dicono dall'ordine di Cosenza, tra i più attivi d'Italia. «Non servono solo gli infermieri. Serve anche e soprattutto il personale di supporto. Qualcuno dovrebbe spiegare agli utenti ed ai colleghi che lavorano nelle unità operative, che se il numero viene ritenuto congruo come mai i numeri nelle corsie e nei setting assistenziali sono davvero esigui? Delle due l’una o ci sono e vengono utilizzati per altro e quindi va cambiato loro il profilo, oppure mancano e vanno assunti» la chiosa di Sposato. «Ci auguriamo che il management apra una questione su questo al fine di evitare ulteriori demansionamenti dei tanti colleghi costretti a lavorare spesso da soli in attività non di loro competenza» chiude Sposato.

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