Ha ancora senso il Giorno della Memoria? Pur essendo numerose, ogni anno, le lodevoli iniziative di commemorazione delle vittime dell'Olocausto, prende sempre più corpo la convinzione che tale giornata sia stata svuotata di significato.
Si ha la sensazione che il 27 gennaio si sia trasformato in un “contenitore vuoto, una cerimonia stanca, una finta riflessione che approda ad uno sterile rituale, uno spazio da addobbare con la retorica”. Pare, in sostanza, che abbia perso quella spinta ideale di humanitas, rimanendo prigioniera degli interessi faziosi delle consorterie dominanti.

È, ormai, un cliché patetico assistere alle lacrime dei potenti della terra nei luoghi della memoria (Auschwitz o Dachau) e impegnarsi solennemente per la pace e fratellanza dei popoli.
I visitatori, uscendo dai campi di concentramento, spesso dichiarano "io sono israeliano". Mai nessuno, tuttavia, che affermi anche: "mi sento rom, omosessuale, antifascista". Eppure, nei lager nazisti son morti tra gli undici e i tredici milioni di persone. Di questi 6 milioni sono ebrei. Ma 500mila erano rom, 3 milioni gli slavi e poi vi erano omosessuali, antifascisti, testimoni di Geova e tanti altri.
Le celebrazioni sono state convertite in un simbolico risarcimento agli ebrei e non invece qualcosa che appartiene a tutti.
La “Giornata della Memoria” non deve svolgersi per fare piacere agli ebrei. Quest'ultimi non hanno bisogno di tutto ciò (avendo, peraltro, sempre e comunque risolto ogni problematica in assoluta solitudine), bensì, preferirebbero che fossero evitati quei luoghi comuni, spesso, ricorrenti contro di loro sul “potere finanziario ebreo rivolto al dominio del mondo” ovvero a quelle menzogne storiche che accuserebbero lo Stato di Israele “di complotti, cospirazioni e nefandezze varie”.
Il 27 di gennaio, invece, dovrebbe rappresentare una riflessione critica sulla civiltà dell'epoca, sulle ragioni dello sterminio, nonché il tentativo di rispondere alla domanda principale ovvero se tutto ciò che è avvenuto si è determinato per un incidente di percorso o se la degenerazione fosse iscritta nei geni della cultura occidentale.
Per tali motivi il Giorno della Memoria dovrebbe estendere il suo ricordo a tutti i misfatti della storia, come per esempio agli eccidi della ex Jugoslavia, al genocidio dei Tootsie, allo sterminio degli armeni, ai campi della morte in Cambogia e ovviamente ai gulag staliniani e quant’altro.
Pertanto, da Giorno della Memoria dovrebbe diventare giorno "delle Memorie" per rimarcare il fatto che il male nella storia, purtroppo, si ripete.

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