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La figura di Luigi Cucci nel Novecento spezzanese

Grande assente nel “Dizionario Bibliografico degli Italo-albanesi” di Giovanni Laviola resta la figura dell'avv. Luigi Cucci, il quale, nella prima metà del novecento ed anche oltre (1910-1955), è stata una delle personalità più illustri, significative ed autorevoli della comunità Spezzanese (nonché della Provincia Cosentina), avendo egli dato lustro e prestigio al paese natio, attraverso la sua fama di grande avvocato penalista, e avendo contribuito, come intellettuale e politico, al concreto innalzamento delle condizioni civili e culturali del territorio ove è vissuto.

“Don Luigi”, come ancora è ricordato, sebbene vivesse in un piccolo centro, fu uno dei più noti ed insigni avvocati calabresi dell'epoca, avendo patrocinato nella sua lunghissima carriera (1907- 1959) cause di assoluto rilievo e complessità sia in tutta la penisola (Roma, Napoli, Salerno, Bari, Taranto, Catania, Modica, Catanzaro, Cosenza, Lagonegro, Sala Consilina, Crotone Castrovillari, Rossano ecc.) sia nelle colonie italiche (Bengasi e Tripoli), riportando numerosi ed clamorosi successi. Si confrontò con i più grandi avvocati italiani di quel tempo, instaurando con alcuni di essi forti legami di amicizia. Frequentò, per esempio, il prof. avv. Alfredo De Marsico (Ministro di Grazia e Giustizia – prof. diritto e procedura penale), il principe del foro di Napoli, l'avv. Gennaro Marciano (al quale è stato addirittura intitolato una strada pubblica della città partenopea). Collaborò con il famoso avv. Geniuzo Bentini, deputato socialista, difensore personale di Benito Mussolini (nel periodo in cui è stato Direttore del quotidiano Avanti), oratore nella commemorazione a Lugano di Giacomo Matteotti nel giugno 1925. Ospitò nella propria dimora il prof. avv. Aldo Casalinuovo di Catanzaro e diversi avvocati eminenti del Foro di Cosenza. Ricoprì la carica di Presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati del Foro di Castrovillari (l'unico Presidente non residente nella città del Pollino) per oltre 15 anni, fu amministratore giudiziario e Vice-pretore, esplicando nel suo arco professionale una serie innumerevole di cariche di rappresentanza della categoria forense (segretario del sindacato; membro dell'unione Provinciale professionisti ed artisti ecc. ecc).
L'opera professionale del Cucci sarebbe sufficiente già di per sé per giustificare un approfondimento storico del personaggio, il quale, indebitamente, ha pagato l'ostracismo classista-ideologico dell'intellighenzia locale che ha sempre tentato di relegare nell'oblio della storia del paese alcune figure.
Eppure in gioventù l'avv. Cucci simpatizzò per le idee socialiste, per come lui stesso annotò: “Fui un socialista, come quasi tutti i giovani di quella generazione, più per ragioni sentimentali che per ragioni ideologiche…simpatizzante di un socialismo che proveniva più dal “Cuore” di Edmondo De Amicis che dal “Capitale” di Karl Marx...”, convinto che “il mondo non avesse tanto necessità di scrittori e di filosofi ma di uomini buoni” (vedi diario).
La sua “adesione al fascismo”, come per la maggior parte della borghesia italiana, è stata determinata dal contesto storico in cui l’Italia, dopo la prima guerra mondiale, venne a trovarsi: “Dal 1919 in poi sembrava che da un momento all’altro si dovesse piombare nella più orrenda delle anarchie. Il governo debole non riusciva ad affrontare i disordinati tumulti della piazza e non riusciva a porre un freno agli eccessi dell’onda anarcoide. Le folle inconsapevoli sobillate da uomini irresponsabili o interessati si erano abbandonati ai soprusi e alle violenze…Il programma (fascista) sembrava seducente in quei momenti di generale smarrimento, molti perciò aderirono al nuovo regime”. Tuttavia, il Cucci sin dalle prime battute del regime se ne allontanò, ritenendo che: il “nuovo regime fosse degenerato nella sopraffazione e nella prepotenza avviandosi, decisamente, verso la più detestabile delle dittature”.
Ma chi era Luigi Cucci?
Cosa è stato realmente per la comunità?
Nativo di Spezzano Albanese (31.03.1883). Proveniente da una delle famiglie borghesi più in vista della comunità. Conseguì la maturità presso il Liceo Classico “Bernardino Telesio” di Cosenza, ove fu il pupillo di uno dei maggiori grecisti italiani, il prof. Ettore Romagnoli . Nel 1906 si laureò in Giurisprudenza presso la Sapienza di Roma, discutendo una tesi su “ la responsabilità nei delitti per passione”. Ritornato nel suo paese d'origine, oltre a svolgere la professione di avvocato, iscrivendosi all'albo dei procuratori nella primavera del 1907, ebbe da subito un ruolo attivo e da protagonista nel contesto politico, economico-sociale e culturale della comunità arbëreshe.
Nel luglio 1907, in occasione dei festeggiamenti per il centenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, pur essendo il più giovine del comitato di cui fu segretario, pronunciò (inaugurando il busto dell'eroe), dinnanzi una folla imponente, accorsa da tutti i paese limitrofi, il discorso commemorativo, mentre l'avv. Ferdinando Cassiani commemorò gli spezzanesi che avevano preso parte ai moti risorgimentali. Contestualmente partecipò alla redazione del volumetto a quattro mani con il collega Ferdinando Cassiani dal titolo: “Gli Spezzanesi ne la Rivoluzione Italiana”. Tale lavoro ebbe il merito di contenere i nomi degli spezzanesi che presero parte ai moti risorgimentali e poi seguirono Garibaldi fino al Volturno.
Nel 1911, don Luigi Cucci venne nominato all'unanimità dal Consiglio Comunale di Spezzano Albanese componente del consiglio di amministrazione del Consorzio “ Venaglie”, di cui fu per molti anni Presidente. L'obiettivo del Consorzio, costituito tra i Comuni di Spezzano Albanese, Tarsia, San Lorenzo del Vallo e Firmo, era quello di dotare le predette comunità, essendone prive, di acqua potabile, che si ottenne dopo un lavoro ventennale, nel 1932.
In quegli anni, mentre la professione dell'avv. Cucci si consolidava, non veniva meno il suo impegno civile, tant'è vero che nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale (l'Italia entrò il 24 maggio 1915), quando in tutte le città e paesi dello stivale, venne costituito “il comitato di preparazione civile” (1914-1919) egli vi ebbe un ruolo da protagonista nell'assistenza civile, dei militari e delle famiglie di quest'ultimi.
Ulteriore attività meritoria fu quella di aver svolto (1917-1934) il Presidente della “Congregazione di Carità”, amministrandone i beni costituiti da alcuni fabbricati, fra i quali il migliore e più vasto era quello attiguo alla Chiesa del Carmine, denominato il “Ritiro”, occupato dalle suore salesiane. Di tale attività fu sempre entusiasta anche per ragioni sentimentali, atteso che il “Ritiro” e la Chiesa del Carmine vennero edificate a cura e spesa dei suoi antenati: Il Capitano D. Giovanbattista Cucci (9 ottobre 1648-1726) ed il figlio D. Alessandro Cucci (vedi atto del 1744 notaio Putontieri).
Dall'impegno civile nel 1920 passò alla politica attiva, essendo eletto (26.09.1920)- dopo una campagna elettorale infuocata, durante la quale ebbe come avversario il famoso Don Ferdinando Cassiani- alla Deputazione Provinciale (attuale Giunta provinciale), ruolo che mantenne fino al 18.07.1928. Fu il promotore della costruzione dei ponti sull'Esaro e sul Picicco che potenziarono la circolazione stradale della zona, nonché interprete delle esigenze ed istanze provenienti dalle classi più povere del comprensorio.
Fu l'artefice principale, nella sua qualità di amministratore giudiziario, del salvataggio nei primissimi anni trenta della Cassa Rurale ed Artigiana del paese (in stato fallimentare) di cui fu successivamente Presidente del consiglio di amministrazione dal 1941 al 1956 circa. Anche nel mondo del credito si distinse per le sue capacità tant'è che venne eletto presidente regionale delle casse rurali nel 1951, ma, soprattutto, componente della giunta esecutiva nazionale in rappresentanza delle casse del Mezzogiorno ed isole dal 1952 al 1954.
Fu uno straordinario oratore al tal punto che scrisse: “fui l'oratore ufficiale di ogni cerimonia triste o lieta” . In tal senso, è rimasta viva l’orazione funebre che ebbe a comporre in onore delle esequie dell’eminente suo amico e collega avv. Tocci, noto professionista e antifascista di Rossano Calabro, dell'eroe l'avvocato “don Alfonso Cucci” medaglia d'argento al valore Militare e del grande intellettuale Spezzanese l'avvocato e giornalista don Ferdinando Cassiani.
Don Luigi Cucci, quindi, non è stato il “classico notabile” influente del suo tempo, ma viceversa, un intellettuale illuminato. Un “uomo di potere” (e la sua biografia lo dimostra) che concretamente ha mosso le fila della sua cittadina, ma altresì un uomo di “potere atipico”, avendo egli fatto prevalere gli interessi generali a quelli particolari. Non è stato un uomo di parte: “io non sono stato mai un politico militante e perciò non sono stato mai un conformista... convinto che in ogni partito v'è del bene e del male”. Viceversa è stato un uomo libero, ponendo al centro della sua visione civile e politica, la Libertà, come punto (diritto e valore) irrinunciabile ed inalienabile dell'uomo. Egli stesso ha rimarcato che “non si può pretendere la rinunzia alla libertà del pensiero ed all'esercizio della critica che rappresenta un 'esigenza degli uomini liberi ed intelligenti, i quali non possono restare inchiodati allo schema di una parte politica”.
Ha sempre messo al servizio della comunità le proprie competenze e la propria posizione. Appuntò nel suo diario: “Sono stato un uomo fortunato, perché attraverso le cariche che ho ricoperto nella vita, ho avuto la possibilità di aiutare gli altri”.
Il Grande professionista si spense serenamente il 26.01.1959, lasciando un vuoto che nessun altro ha mai colmato.

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