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Campo Ferramonti Storia di una vita: stasera l'evento a San Marco Argentano

Pino Ambrosio, calabrese che vive in Svizzera Pino Ambrosio, calabrese che vive in Svizzera
Agos

SAN MARCO ARGENTANO - Si concludono stasera i tre incontri programmati per ricordare il campo Ferramonti a Tarsia. Difatti, dopo lo svolgimento di quelli organizzati a Castrovillari e Tarsia, oggi l’evento sarà a San Marco Argentano. Il campo d’internamento è l’unico dove non c’è stato neanche un morto come viene spiegato nel bel romanzo (da titolo “Campo Ferramonti Storia di una vita”), ispirato ad una storia vera, scritto da Pino Ambrosio, un calabrese che vive da moltissimi anni in Svizzera e che ha vissuto, per indiretta esperienza familiare, la storia di Ferramonti.

Gli incontri, promossi da Casa Calabria International, ed alla presenza di amministratori e cultori, saranno guidati dal giornalista Santo Strati, direttore del quotidiano Calabria.Live, che intervisterà l’autore con l’intervento di studiosi, giornalisti e pubblico. Il tutto ha avuto un prologo giorno 2 a Castrovillari, Palazzo di Città, con l’intervento del sindaco Domenico Lo  Polito e il responsabile culturale dell’Associazione Kontatto Production. Ieri, 3 agosto l’incontro è stato ospitato al Museo della Memoria di Ferramonti con la partecipazione del sindaco Roberto Ameruso e della direttrice del Museo della Memoria Teresina Ciliberti. Si chiude a San Marco Argentano stasera nell’atrio comunale con la partecipazione della sindaca Virginia Mariotti. L’opera di Pino Ambrosio ci dona una storia nella storia che molti italiani, ebrei italiani e a vario titolo cittadini stranieri sono stati costretti a vivere e subire. Pino Ambrosio in questo libro ci invita a riflettere sulle barbarie della guerra che ancora oggi purtroppo nel mondo sono di estrema attualità. di In quegli anni tutti hanno vissuto l’orrore della guerra, le atrocità della persecuzione raziale, il fanatismo e la propaganda dei regimi dittatoriali. Molti essere umani senza colpa hanno vissuto nel silenzio, la  loro prigionia, le torture, l’olocausto nella completa indifferenza di tanti, in alcuni casi di molti vicini di casa che hanno taciuto per paura o hanno omesso di dare soccorso o aiuto solo per ipocrisia o peggio ancora per scelte dovute ad una pazza ideologia. Le sole vittime con la loro solitudine hanno scritto pagine di storia ricche di eroismo che per la crudeltà di alcuni uomini, hanno ricevuto una immane sofferenza che a distanza di tanto tempo scuote ancora la coscienza degli uomini giusti. Molti uomini che hanno fatto la scelta di stare dalla parte giusta in quel preciso contesto storico, sono stati definiti Uomini Giusti, hanno sentito il dovere di dare il loro contributo mettendo a rischio la propria esistenza (in alcuni casi anche più volte) per tentare di salvare le vite, alleviare le sofferenze inutili e le tante barbarie e oscenità dell’olocausto a  cui uomini, donne, bambini erano stati destinati. Questi sono i veri uomini a cui noi tutti dobbiamo rendere omaggio, dare voce e tramandare il loro esempio alle future generazioni. Uomini che, senza interesse alcuno hanno scritto le più belle pagine di grande Umanità, nella follia generale del secondo conflitto mondiale, dove l’odio dilagante ha visto immolare tra il 1933 e il 1945,  circa 15-17  milioni le vittime dell’Olocausto, di entrambi i sessi e di tutte le età, tra cui 4-6 milioni di ebrei.

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