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Franco Fusca a un mese dalla scomparsa In evidenza

Francesco Fusca Francesco Fusca

Caro Franco,
è passato già un mese che tu non ci sei. Se verso un altro viaggio… Il viaggio…
A volte il tempo ci attraversa come onde di mare nel vento e noi siamo stati sempre dei naviganti in ascolto della marea d'altura...
Tu non ci sei più a recitare il Cantico degli amori o la festa dei sorrisi e viaggi nel tuo Viaggio per scoprire isole nuove che vanno oltre Ulisse e oltre Calipso...
Resti l'aquilone che sei sempre stato con le tue verità mai taciute e la tua ricerca di prode guerriero nei sentieri del tutto e nella leggerezza del nulla...
Oltre il Golgota ci sono le pazienze che hanno l'umiltà dei camminatori di deserti...
Forse sei entrato in un tramonto dove le ombre sono luci...

Ti scriverò ancora per scrivere un nuovo libro insieme sempre programmato e sempre rimasto incompiuto...
Cristo è sulla nostra strada!
Cristo è il nostro viaggio...
L'attesa è una sentinella...
Che il dio del Sole sia con te!

*

Franco non c'è più. Battaglie di vita e di amore. Di pagine scritte e rimaste incompiute. Foglie di vento nel vento. "Sono rimasta sola". La voce di Clelia. È morto in un minuto. Il tempo. Il suo il nostro quello che ci scorre tra le dita è nel cuore. Quel cuore pazzo che ha deciso alle 13. 30 di giovedì 30 giugno di fermarsi. Il suo viaggio. Nelle azioni. Nei gesti. Nell'amicizia. E oltre... Cristo tu che sai... conosci i mari in tempesta i naufragi le solitudini le terre e le promesse... conosci... Franco l'ultimo nostro incontro ha avuto come tema Budda e Osho e parlammo delle fedi infinite, ma poi arrivò d'impatto nella mente di entrambi il nostro caro Cesare... "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi..."... E poi? So. Non ho perso un amico ma l'amico... e poi... Vedi il mare ha tagliato una roccia, ma noi, se pur divisi ora, restiamo sempre due querce...
Il sole è già alto pur essendo ancora le nove del mattino... tu sai che è la prima domenica di luglio... e c'è il vento leggero che soffia sui passi dell'esistente...
ho ascoltato alcuni tuoi versi rileggendo il primo canzoniere d'amore... quello pubblicato con il nostro amico editore di sempre Pellegrini...
la vita è uno scorrere lento e precipitoso lungo le frontiere di una metafisica dell'apprendimento...
tu giochi con il reale...
ricordi quando mi dicevi: noi vivremo duecento anni... perché abbiamo tante cose da fare...
io sorridevo con la pazienza antica di mio padre e tu con una smorfia mi citavi Nietzsche... tutto ciò che è profondo ama la maschera...
vero... la maschera?
ma la morte non conosce maschere pur avendo parlando tante volte della maschera in letteratura ma per noi la letteratura era la vita...
sempre stato così...
ieri sera ho incontrato la dolcezza di don Francesco Savino e di te subito abbiamo incrociato gli occhi
e come in santa Teresa d'Avila della quale io mi nutro abbiamo accarezzato il Palazzo e le stanze...
metafore? vedi tu...
i nostri amori viaggiano come gabbiani e la bellezza non è soltanto un sogno... è la certezza dall'incontro e di un appuntamento distante tra i viaggi...
viaggiare...
ora sono lungo la frontiera delle parole...
il mio e il tuo Cristo dialogano...
il mio e il tuo?
osservo lo sguardo di chi coltiva le rose e le croci...
ti saluto scrivimi sulle pareti della notte le tue musiche...

*

Caro Franco,
anche a quest'ora, sono appena le sei di mattina, di lunedì il caldo si fa sentire e il sole potrebbe già abbronzare.
Tu sei nella Luce e osservi le tue nuove Stanze. I libri sono stati scritti e le poesie che più hai amato sono dentro di te e nei tuoi pensieri. Stanotte ti ho ricordato.
Eravamo in in paese dove mancavo da tanto, a San Lorenzo Bellizzi. Dovevamo presentare il tuo "Gemme d'amore". Era fine ottobre. Tu avevi un cappotto spiegato ed un impermeabile verde.
Come sempre in quegli anni facevamo coppia. La poesia è bellezza perché la poesia è il cuore.
Abbiamo vissuto anni frettolosi ma intensi e abbiamo parlato di poesia in molti territori. Cosa consegniamo in fondo come testamento se non il mostro esempio e le nostre parole che sembrano foglie prevertiane, ma restano incastonate come "gemme" negli scavi della vita.
Siamo andati sempre oltre. Come due querce. Ma il tempo resta inesorabile e corre come gli attimi in una vita.
Non ci sono mai parole perse. Possono esserci parole dimenticate.
Ci dicemmo un uno degli ultimi incontri: Abbiamo delle giornate imprendibili nelle quali spesso si smarriscono le cose importanti per dare spazio a cosa evitabili... l'importante comunque è saperci è esserci...
Noi ci siamo sempre stati come pilastri in in viaggio inimitabile che è quello di respirare nelle parole una presenza di anime...
Ora cominciano a trascorrere i giorni e i nostri porti hanno barche attaccate tra le onde e i passaggi di vento... le nostre poesie si recitano senza di noi... ma noi restiamo ad osservare...
Tu da un piano più alto ed io da questi deserti che raccontano storie... e le storie sono sempre le stesse amico mio...

 
Già c'è un tempo per tutto...
Così come nei Cantici cosi come nell'Ungaretti della Terra promessa... ma cosa è quell'immenso che ci permette di illuminarci?
Restiamo ai piedi di Gesù come guerrieri di pace... guerrieri di luce guerrieri oranti...
Ti saluto... riprendo le mie vie... Scrivimi quando puoi...
ti leggerò con cuore amico...

*

I giorni passano come se fossero granelli di sabbia dentro una clessidra bucata dal vento.
Non ho bisogno di ricordare e neppure di costringere la memoria a farsi fantasia e gioco.
La vita e la poesia.
Il nostro dialogare sul filo di una malinconia che ha sempre avuto come riferimento le nostre vite.
Le nostre vite. Divise lacerate strapazzate dai tanti impegni ma mai disperate.
Il nostro Nietzsche ci ha insegnato che il tragico sta nella consapevolezza del sapersi veri anche nella recita.
In fondo noi siamo due attori dentro il palcoscenico di un tutto che trova il suo riferimento tra la parola e il silenzio.
Abbiamo sempre parlato poco delle cose che non riguardavano il nostro mestiere di scrivere e ogni capriccio o polemica è stata sempre da noi allontanata.
Distante dalle mediocrità dei conflitti. Eppure io e te provenivano proveniamo da due viaggi culturali diversi ma sempre nel segno del rispetto.
Il bello della nostra meravigliosa avventura è che non abbiamo mai avuto una contraddizione bobina divergenza da portare va un conflitto. Sempre nel rispetto perché l'amicizia è (anche) fratellanza.
Ne abbiamo spesso discusso. Ma nei nostri convegni i nostri linguaggi sono stati sempre convergenti. Bastava uno sguardo per capirsi. Una vita di sensazioni.
Sul mio libro per me più inquietante "La pietra d'Oriente" hai pubblicato il tuo ultimo scritto a me dedicato. Hai parlato non più di Isola ma di pen-isola. Una bella visione che molto mi ha fatto riflettere.
Il passaggio dall'isola alla penisola è un camminare tra le vie del labirinto. Un dire tra l'essere e il vuoto. Cammino tra i pensieri che sono stati anche i tuoi. Ogni giorno le aurore sono cangianti. Hai lasciato tanti scritti inediti e un libro al quale stavi lavorando ma già pronto.
E così il tempo non smette di scommettere sulle rughe delle nostre mani.
Avremo modo di parlare di tutto ciò. Il Cristo che è in noi resta tra la Croce e la Redenzione.
Ti saluto, amico mio.
Uso le parole ma è come se mi servissi del silenzio.
A dopo.

*

Caro Franco,
chissà a quest'ora verso dove sei diretto. Alla fine di un convegno era necessario un conviviale DI Tu eri un maestro nell'organizzare i dopo convegni.
Piu che post convegno quel tempo serviva a discutere per poter organizzare altri incontri, conversazioni, discussioni...
La nostra vita è andata e va avanti tra libri, poesia scritta, recitata scritta e vissuta. Ma uno dei temi che affrontavamo recentemente e che non era parte integrante del tuo inizio intellettuale era la misericordia e il senso del sacro.
Eri entrato in un viaggio che aveva ed ha delle connotazioni profondamente mistiche. In questo itinerario il concetto di viaggio restava frammentato tra una visione laica e una prettamente sacrale. Il sacro ci accompagnava con il dio fascino e il suo mistero.
Tu sempre stato un illuminista. Forse ben calato nel ruolo del razionalismo che ha contraddistinto la tua formazione anche ideologica. Ma il tempo passa attraversando pensieri e memoria.
È chiaro che su questo aumentare ci siamo spesso confrontati anche perché la mia posizione era ed è rigorosamente anti-illuminista. Ma ciò non ha mai cambiato alcun rapporto, anzi lo ha reso facile ne io forte, più consistente.
Continuo a pensare pensandoti. ... ci sono situazioni inspiegabili...
Non hai bisogno di spiegare.
Mal giocando è una infanzia e un una giovinezza.
Il tempo vedi è sempre inesorabile
Ti abbraccio.

*

Il tempo cammina sulle e nelle nostre vite. Inevitabilmente. Inesorabilmente. Si fa spazio.
Si concede agli spazi in un immaginario che tenta di catturare i sogni, il sogno.
Quel tempo sul quale tanto abbiamo discusso.
Il tempo quando entra in quella dimensione del viaggio spirituale, tra l'Esodo e l'Avvento, è sempre un restare nell'Essere e nelle nostre esistenze come miracolo e come pagina contemplante.
Certo, tanti sono gli approcci che possono permettere una chiave di lettura a queste dimensioni che io ho sempre considerato metafisiche, pur nella mia costante disubbidienza alle visioni teologiche (lascia che usi questo termine forte ).
Il nostro discutere in questo spazio di anni si è riversato su un argomentare articolato, ma sopratutto aveva un approcci divergenti.
Tu laico con dei principi fortemente ancorati nella cultura illuminista e post illuminista, con degli sguardi alla Ragione come orizzonte imprescindibile ed io organico ad una cultura tradizionalista con una marcata formazione cristiana e una idea - identità conservatrice.
Eppure siamo stati sempre sul filo di un colloquiare tra esistenza e filosofia. Il tempo è passato. In te la visione contemplante ha toccato lo scavo spirituale.
La meraviglia del cercare gli orizzonti di senso sul filo del sacro è un vivere la Croce con la consapevolezza che oltre a parlarne c'è un agire che caratterizza la quotidianità.
Discutere anche del viaggio soltanto con il navigare di Ulisse o di Enea non ha un orizzonte di senso completo.
Il viaggio è sì una geografia dei luoghi, ma è soprattutto vivere il passaggio del deserto e i 40 giorni di Cristo.
Qui sta il vero orizzonte di senso che pone interrogativi e lascia alle domande che si pongono non una chiave di lettura, bensì una Verità che attraverso la testimonianza di Cristo è possibile leggere in tutta la sua bellezza.
Non credo al "concetto" di laico. Abbiamo discusso molto su ciò. Significa stare in mezzo a un guado senza sapere perché si vive una attesa. Essere laici oggi è essere niente e cercare di vivere nel relativo. Ovvero non prendere una posizione.
Mi sbaglierò.
Occorre avere sempre una posizione. La mia è stata ed è quella di considerarmi una sentinella di Cristo nei "valori" del tradizionalismo.
Nella nostra amicizia c'è stato sempre un pensiero, dico uno, divergente, sul quale più volte abbiamo fatto finta di non soffermarci.
Un pensiero culturale che è figlio della nostra formazione.
Tu ti sei sentito sempre, sul piano umano e pedagogico, nelle eredità di don Lorenzo Milani.
Io completamente su un'altra posizione. Ovvero i miei padri spirituali ed educativi, oltre a San Paolo ma con Paolo parliamo di altri contesti anche se resta la mia costante guida, sono stati don Giuseppe De Luca e don Giussani e il cammino mistico illuminante del Dalai Lama e dei camminatori dei deserti.
Oltre ad essere complici di questo pensiero divergente abbiamo sempre evitato di scendere nei dettagli. Certo, una posizione di comodo. Ma la nostra amicizia andava protetta dagli affetti convergenti.
Ho considerato tutto questo sempre una pagina molto bella.
Bella tanto da custodirla nel cavo dei giorni.
E ora siamo qui.
Tu assente ed io a ripercorrere le tappe del nostro viaggiare. Restano, come nelle regole del viaggio, degli appuntamenti mancati, degli incontri disattesi, e un dialogare interrotto ma sempre in conoscenza di intelligenza.
La bellezza è fatta di attimi e la vita è sempre nella bellezza.
Aspetto che tu legga.
Rispondimi se ti è possibile. L'attesa è anche nel gioco di uno sguardo intenso che non misura più le albe e i tramonti ma si raccoglie in una serena contemplazione che è armonia di anni antichi.
Ora vado. Valigia, appunti, libri... per un viaggio che mi porterà a Monaco, in Germania, per una mia conferenza sulla poesia.
Ti penserò, mi farai compagnia proprio nel momento in cui citerò i nostri poeti. Quest'anima immensa che ha nome Orizzonte di Senso.
Il viaggio celiniano al centro della notte va oltre, ma io mi sento tra la notte che cerca di uscire dal buio e l'alba che cerca di entrare nel giorno.
Ancora una volta sono convinto che ci saranno altri giorni e risvegli... e poi il resto si vedrà si ascolterà si vivrà... pur passeggiando nei silenzi...
Smetto di scriverti...
Il centro della notte è un labirinto... e il labirinto ha bisogno ancora di Arianna e Damasco è terra si Paolo...
Ti saluto nel segno dei Templari...
Le parole hanno sempre un senso.
Bisognerebbe usarle con l'autorevolezza della dolcezza.
Con tutto il mio bene.
Namaste!

 

-oggi 30 luglio ore 18.00 Francesco Fusca verrà ricordato con una celebrazione eucaristica nella chiesa del Carmine a Spezzano Albanese-

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