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Coronavirus, cosa accade in Italia e come si muore? In evidenza

Coronavirus, cosa accade in Italia e come si muore?

COSENZA – Il mondo, di fronte al nuovo cornavirus, è impreparato. Quanto sta accadendo in tutti i Paesi del pianeta sottolinea una “incompetenza” generale che, purtroppo, ha portato, soprattutto in Italia, ad una situazione che in poco più di tre settimane ha fatto precipitare le cose, mandando quasi al collasso il Sistema Sanitario e creando una forte crisi economica che si ripercuote su tutte le borse del mondo.

L'esperienza di Wuhan prima, e di Bergamo oggi, insegna che l'immediato contenimento e la contemporanea disponibilità di ricovero ospedaliero, o in unità di terapia subintensiva e intensiva, sono la chiave per impedire il maxi afflusso dei pazienti e salvare le persone che rispondono ai trattamenti medici. In questo contesto di idee, però, alcuni, come gli anziani o gli affetti da particolari patologie, non rispondono ai trattamenti medici, anche massicci, e l'esito drammatico della malattia è la morte.
Stando alle cronache nazionali, da quello che è emerso nei due principali focolai d'Italia, Bergamo e Codogno, si evince come l'immediato contenimento e la disponibilità di ricovero ospedaliero siano alla base del contrasto della diffusione e controllo del virus. A Bergamo, purtroppo, il contenimento non ha funzionato ma solo la disponibilità di posti in ospedale, mentre a Codogno ha funzionato egregiamente il contenimento, tanto che ad oggi non si registrano nuovi contagi.
Cosa ha provocato tutto ciò? A Bergamo sono state salvate centinaia di persone, anche anziane, nelle prime settimane. Successivamente, però, senza contenimento di zona rossa, i casi sono aumentati esponenzialmente e gli anziani e i meno anziani hanno cominciato a morire perché i posti in terapia intensiva sono finiti. Ma come muore un malato di coronavirus? Da quello che sappiamo, venendo meno la possibilità di incamerare aria nei polmoni, immancabilmente si muore “soffocati”, da soli, senza l'affetto dei cari, in un anonimo letto d'ospedale. Oggi i malati della bergamasca, non avendo posti letto a disposizione, com'è noto si trasferiscono in altre regioni, questo finché ci saranno posti disponibili.
Ma quando un paziente covid-19 arriva in ospedale come viene trattato? Sicuramente con i farmaci e, a causa delle difficoltà respiratorie, gli viene dato ossigeno con una mascherina. Se peggiora, a qualunque età, gli si applica la C-PAP che è un erogatore molto più potente a forma di casco. Se tutto questo non basta e peggiora ulteriormente viene messo in terapia intensiva, dove viene attaccato al respiratore. Come si è letto nei giorni scorsi, considerando che i posti in terapia intensiva vanno esaurendosi, i medici hanno ricevuto precise indicazioni dal Siaarti (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) sul “privilegiare la maggiore speranza di vita” (Come si legge sul sito: LINK). Questo a qualunque età.
Il primo caso noto in Italia, il giovane 38enne di Codogno, ha fatto ben tre settimane in terapia intensiva grazie alla disponibilità di posti letto. Se si ammalasse oggi a Bergamo, chiaramente, non ci sarebbe posto per lui e verrebbe trasferito, nella speranza di trovare disponibilità in altri nosocomi. Allora cosa fare in questo scenario di cose, dove i posti in terapia intensiva sono finiti e, in alcuni presidi superaffollati, anche i caschi C-PAP? Bisogna puntare sul contenimento urgente, questo per dare tempo ai medici di curare tutti. Ecco perché il governo ha dato precise disposizioni sul blocco di ogni tipo di attività ed ecco perché si rendono necessari i controlli sul territorio, per sorvegliare i "diversamente intelligenti" che disattendono puntualmente le disposizioni sullo stare a casa.
Cosa sarebbe, quindi utile, sui territori? Si ricordi che anziani e disabili necessitano di assistenza domiciliare, quindi un servizio per portare loro medicinali e generi di prima necessità farebbe bene alle comunità.
Servono migliaia di mascherine FFP2 e FFP3 per gli operatori sanitari, unitamente a tute monouso o camici monouso, perché i medici, tutti i giorni, rischiano fortemente e i presidi di protezione scarseggiano.
Occorre che le farmacie facciano scorte ingenti di bombole di ossigeno, perché quando non ci sarà più posto in ospedale serviranno per le cure a domicilio.
Serve un impegno enorme dei medici di medicina generale, che telefonicamente diano indicazioni a tutti. Tutti i giorni.
Creare nuovi posti di terapia intensiva sarà un passo verso il controllo della pandemia, ma a quanto pare i respiratori (che nelle ultime ore sembrano tornare disponibili) come le mascherine risultano essere quasi introvabili.
E allora cosa ci resta da fare? Imparare dagli errori finora commessi e capire che l'unica cosa utile ed efficace in questo momento è quella di rimanere a casa, ricordando che, in caso di presunto contagio, la cosa più importante è quella di non correre al Pronto Soccorso ma telefonare al medico di famiglia o a uno dei numeri verdi messi a disposizione per ogni regione (per la Calabria 800767676) o quello nazionale 1500.
Infine, dalle ultime notizie circolate, si ricorda che alcuni farmaci come ibuprofene, cortisone o antinfiammatori possano peggiorare la situazione in caso di infezione da covid-19, quindi per la febbre si consiglia di usare solo paracetamolo (tachipirina 1000), senza assaltare le farmacie per comprare farmaci inutili e che potrebbero servire a chi ne ha davvero bisogno per altre patologie.

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