Quello stesso orizzonte

Durante uno dei miei tour serali/ notturni fra passeggino e caldo torrido, liberatorie risate con i miei amici di sempre, mio marito (o ciò che resta di lui causa caldo) ed il suo (in) sano narrare storico anche in vacanza, ho incontrato una coppia di amici, con prole a seguito . Genitori di bimbi non più piccolissimi. Li guardavo quasi con invidia, pensando che con i figli grandicelli, prima che arrivi quella terra di nessuno che è l’adolescenza, incubo di ogni genitore, si può avere un po’ di tempo per sè. Un film in tv, una giornata al mare rilassandosi, vacanze vacanti. I miei amici guardano me e io marito perplessi, irridendo forse le nostre estatiche aspettative, indecisi sul da farsi, se dirci o meno l verità su ciò che ci attende. Alla fine si decidono a parlare: no, non ci saranno film, ma solo cartoni ed affini, le vacanze non saranno mai più vacanti, il mare un incubo. Io e mio marito sgomenti riprendiamo il nostro cammino estivo, Ginevra mi impone di fermarmi, mi avvicino a lei: aveva voglia di darmi un bacio. Risarcimento per ciò che sarà???????? Non so, so che ho iniziato a pensare che la sindrome di Stoccolma, quella secondo la quale ti innamori del tuo carceriere che secondo gli psichiatri non esiste, appartiene solo alle mamme, che si innamorano sempre, perdutamente, dei propri piccoli despoti e carcerieri.
Le vacanze procedono, nel loro lento e caldo scorrere. L’Estate è come un lungo, interminabile, pomeriggio, ed io amo l’imbrunire. Non è pensabile godersi il senso pieno delle vacanze, quel vacante a me caro, con una bimba vivacissima di 21 mesi, ed allora anche io e mio marito (che per quanto riguarda l’idea di relax abbiamo gli stessi desideri) ci siamo rassegnati alle vacanze estive, e tutto ciò che ne consegue: giornate al mare (il mare però devo ammettere mi piace) e lunghe passeggiate serali in attesa del sonno di Ginevra, bevendo birra fresca. Durante una delle nostre passeggiate, fra giochi e risate, una bimba mi si è avvicinata, attratta da Ginevra. Ad un certo punto mi ha detto:” Tu sei la mamma più migliore che ho visto”. E’ ovvio che io non sono la mamma “più migliore”, e soprattutto che non esistono mamme migliori di altre (con buona pace di chi pensa il contrario), e poi io, prendendo a riferimento una sit-com italiana, mi reputo fieramente mamma imperfetta, ma quella frase, del tutto gratuita ed inaspettata, mi ha accarezzato l’anima. Dolcemente. Quella frase, mentre trafelata come non mai fra acqua/ birra/ stanchezza/ coccole/ cado/borse, giocavo con mia figlia mi ha spiegato ancora una volta che i bambini sanno capire ciò che noi non vediamo. No, non sono perfetta e sinceramente non vorrei nemmeno esserlo, amo il mio vivermi un po’ a caso, riscoprendomi giornalmente, non programmando con precisione nauseante sempre tutto. E sono imbranata e distratta, ed un po’ nelle nuvole, sempre. Ma amo giocare, essendo me stessa. Ed i bambini questo lo sanno. Grazie alla bimba che ha regalato a me e Ginevra un po’ di frescura in questa caldissima Estate, e grazie anche a tutte le mamme imperfette: perfettamente se stesse.
I compiti delle vacanze sono per me nel suo svolgersi, completamente immersa fra secchiello, crema solare, cappelli, costumi, nella sospensione che annulla un po’ della nostra essenza quotidiana, in questo altro dove che è il luogo del nostro relax. Relax? Ho la pelle molto chiara e nessuna crema protettiva sembra proteggermi davvero, sono costantemente a rischio insolazione, un’adorabile bimba di 20 mesi che non sta ferma un attimo, una strana allergia emotiva alla “bella stagione”. Amo il sole, ed anche il mare, ma amo di più la vita nei suoi ritmi quotidiani, normali, non sospesi. Ma un po’ di spiaggia e sole, oltre ad essere basilare per Ginevra, è utile anche a me. Convincendomi di ciò fra creme costumi biberon merende pizze taralli bibite (sono una mamma calabra) secchielli cappelli, mi avvio verso la spiaggia. Arrivata un’immensità azzurra, mentre un ricordo mi accarezza, si palesa, con tutto il suo infinito senso di libertà. Ginevra, che vede il mare per la prima volta, sentendolo come parte di sé (è calabra, e per metà crotonese) non ne ha paura: è entusiasta. Inizia ad urlare felice “Quaquaaaaaaaaaaa”, io sorrido, preparandomi ad una lunga giornata, e tutta la tenerezza del mondo rende più amabile l’Estate.
Non tutti, forse, sono a conoscenza del fatto che il 22 aprile 2015 il Ministro di Grazia e Giustizia (Orlando) ha decretato la cessazione delle attività dell'Ufficio del Giudice di Pace di Spezzano Albanese, accorpandolo a quello di Castrovillari. Dal mese di luglio tutti i processi civili e penali incardinati presso il Giudice Onorario di Spezzano Albanese, oppure quelli di nuova iscrizione, saranno celebrati nella cittadina del Pollino.
Nel Bel Paese i riformatori non hanno mai avuto grande fortuna. Finora ogni tentativo di innovare l'assetto istituzionale-politico-economico e sociale è naufragato irrimediabilmente. Fanno parte, ormai, della memoria storica il Partito d'Azione e quello Radicale. La stagione delle grandi riforme, avviate dal Psi alla fine degli anni 70, ha avuto un epilogo drammatico con l'esplosione del bubbone giudiziario di Tangentopoli e la triste fine di Craxi, esiliato ad Hammamet.
Prendo il titolo a prestito da Lidia Ravera, “I compiti delle vacanze” è un suo romanzo, oltre ad essere un po’ un mio modo di vedere le cose: le vacanze sono stressanti. Proprio oggi ho fatto il biglietto per scendere a sud, la mia terra, e fatta eccezione per la voglia matta di rivedere familiari ed amici
Venerdì scorso Naomi Campbell ha compiuto 45 anni, la notizia mi giunge tramite sms: io al parco con Ginevra back in action, mio marito dal divano mentre guarda il tg mi scrive. Non si dilunga sull’indiscussa beltà della venere nera, è cosa nota. Sulle sue gambe chilometriche, la pelle color ebano, lo sguardo da pantera, e tutto il resto… Non è necessario questo surplus di informazioni: lei è una dea, si sa. Mi comunica il compleanno della super top, aggiungendo “Io preferisco te, ora e sempre”.
“A te amore mio / o per te mio amore / sorridi quando il vento ti cambia il tempo (o quando il tempo fa scivolare le ali di una farfalla / sulle pieghe del tuo seno / e sulle mani resta il colore di un profumo / nascosto tra gli spazi di un silenzio / dimenticato la sera prima / sui nostri corpi / mentre delle nostre presenze / non restava che una sola assenza / dissolta dal mio sguardo dentro i tuoi occhi / e dei tuoi occhi mai smarriti nella marea della tua anima”.
Perché questi versi? Ora e ovunque nel pellegrinaggio del nostro esistere l’amore è una pazienza indissolubile di un intreccio che si chiama eros e metafisica. Questi versi sono di Antoni Garcia, il poeta andaluso – arabo che è parte integrante del mio resistere tra le parole e la sensualità del raccontare nel vissuto dell’immagini che diventa Immaginario.
Durante le mie passeggiate al parco con Ginevra, mi capita di osservare le mamme. Tutte un po’ stanche, amorevoli, fra tenerezze ed il famoso “ad un quarto d’ora dall’esaurimento nervoso”. Le osservo, sorrido, e nell’osservare osservo me stessa. Le mie paure, le mie fragilità, le mie scoperte.