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Quando la Fotografia d'Arte incontra l'Amore

  • …e l’Arte e l’Amore, cosa sono? Risposta: -La POESÌA della Vita…
Agos

L’opàco. Il vedo e non/vedo e -il conseguente- dico/non-dico. Grande buio e grande Luce e dentro -sognante!- la pen-ombra il chiaro-scuro raffaelliano lo s-fumato di LEONARDO (che sostiene che la Luce e il buio si dovrebbero fondere con/fondere -come quando si fa l’Amore. Vero!- senza linee o confini, nel modo del fumo

Insomma, a noi piace pensare dire scrivere dell’opera di Stefania SAMMARRO: l’opàco il velato l’àtono proprio nel Senso del Mistero che sempre mistèra -anche se in pochi lo sappiamo!- e s/vela e non s/vela e ri/vela, e dice e non/dice…

 

E se la Realtà fosse proprio questo? Ombre (e non solo cinesi) che recitano e danzano e cantano il Senso della Vita umana nel gran palcoscenico dell’Istrione SHAKESPEARE e per i Cent’anni di solitudine dell’inquieto MÁRQUEZ?

L’arte (giovane) della Sammarro ricerca il Bello e il Buono, il Bene; indàga, ancora, tra le ombre e le Luci, tra l’Es o Id e il super-Ego o super-Io; si meraviglia, infine, per lo stupendo straordinario caleidoscopio che il Mondo è.

E freudianamente -questa giovane arte- sussurra: -Tu, Stefania, sei tutta nel sogno che fai. E, ancora -sempre il Maestro-: -Niente, Stefania, ti appartiene di più dei tuoi sogni…

Beninteso! La Realtà travàlica sùpera sgòmina la Fantasìa e, sovente, si tinge di Rosa

#@#

Il Rosa. Il color Rosa e la Luce Rosa sono gli… affetti che amiamo di più (compreso: intatta con stesse mutandine rosa cantate da Lucio BATTISTI). E il Rosa della Sammarro è dolcezza tenerezza carezza ebrezza…

Alle pp. 51-52, a mo’ d’esempio, il Rosa la fa da padrona.

Il Rosa è la Regina e come ogni Regina che si rispetti ti fa cavalcare l’Immaginazione vivida della Bellezza da cogliere catturare stringere -LA GRANDE BELLEZZA, inquieta suggestiva nostalgica di Paolo SORRENTINO- dell’attimo fuggente da penetrare e prendere, con la mano: -La tua mano!

Ruit hora! Carpe diem! Il Tempo che ci appartiene e di cui disponiamo -con SENECA e con TOLSTOJ- è solo il Tempo presente - l’oggi che stiamo vivendo e che si consuma/ci consuma rapidamenteE noi? Noi Con lacrime segrete guardiamo / Come in silenziose e severe colonne, / S’allontanano da noi / Le nostre Madri.

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Questi pensieri e, soprattutto, queste sensazioni/emozioni ci suscitano le pagine di OBLIVION di Stefania Sammarro (Falco, Cosenza 2015, pp. 87, €. 15,00. Prefazione di Daniele DOTTORINI) e ci trasportano lievi -senza Tempo e senza Spazio- nel mondo fatato dell’Iperuranio che, con PLATONE, è il luogo sopra il cielo ma anche il luogo sotto la Terra (tra Metafìsica e metàfora)…

Probabilmente, è proprio in questa dimensione culturale che Oblivion vuole significare e, soprattutto, essere oblìo e dimenticanza. Non fuga dalla Realtà, però; ma, al contrario, sguardo profondo sull’Immaginazione e la Fantasìa umane, sulla Creatività della Mano sinistra… Sottili dettagli di Senso. Visioni del Mondo. Forse corda tesa tra il Noùmeno e il Fenòmeno.

Uno sguardo che è VEDERE scegliendo e selezionando, partecipando -con uno scatto o un sospiro, con un sorriso pio o una smorfia di dolore che lenisce- la dolce cara amabile Poetica di Henri CARTIER-BRESSONper il quale:

Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira

la testa, l’occhio e il cuore.

È un modo di vivere…

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Alcune pagine scritte corredano, ornano e arricchiscono, lo scorrer dei fogli. Ci sono nomi che interpretano e decifrano i colori le posture le prospettive le campiture… e che non dimenticano che un autore / un’autrice in fondo in fondo, racconta propone recita -in modo inconsciamente ossessivo- sempre solo e soltanto se stesso / se stessa (a mo’ d’esempio, si ricordano qui le pagine di Simonetta COSTANZO e di Imma GUARASCI).

E allora succede che leggere pensare scorrere le pagine di Oblivion è come sfogliare una margherita. Forse, meglio una Rosa che -con il suo profumo- sciaborda spumeggiante tra il Rosso del sangue e il Fuxia del Sogno. E allora sfogli e sospiri: -M’ama non m’ama mi ama… E ti sdrai sulla battigia e aspetti l’onda giusta -dopo il naufragio- per prendere il largo…

È Destino. È Vita. E la Vita è grande -avventura meravigliosa immensa, sebbene siamo stati buttati qui e ora, irrimediabilmente- perché solo la Vita com-prende l’Arte (la Fotografìa e la Musica, la Scultura e la Pittura, il Cineme e il Teatro, …) e, dell’Arte tout court, la dimensione più eletta, è la Letteratura e, in particolare, la Poesìa ironica. Forse anche gli Origàmi di Dario BROCH CIAROS. O i versi (e le immagini) di Estelle VARGAS:

Quante volte ti ho percorso? / Ad occhi chiusi ti so a memoria / seguo la traccia che hai lasciato, / ogni incontro è un viaggio / nella memoria dei giorni perduti (p. 79).

E allora? E allora, perché siamo qui?

Siamo qui con Stefania e con l’Oblivion della Memoria, perché siamo Fragili Leggeri Lievi Cadùchi Precari come piume o coriandoli o gocce di rugiada. E -con il Poeta-: Si sta / Come d’autunno / Sugli alberi / Le foglie.

E qui, ora, vogliamo dire la nostra. Magari piccola e sottile e semplice come una Parola o uno Scatto, una Pennellata o un Colpo di scalpello, una Nota musicale o un Passo di Danza…

Insomma: Oh me, oh vita! / Domande come queste / Mi perseguitano / Infiniti cortei d’infedeli, / Città gremite di stolti, / Che vi è di nuovo in tutto questo? / Oh me, oh vita!

Risposta: / Che tu sei qui, / Che la vita esiste e / L’identità, / Che il potente spettacolo continui, / E che tu puoi contribuire / Con un verso (Walt WHITMAN).

O con uno Scatto fotografico… Come nel caso di Stefania Sammarro da Cosenza.

© Riproduzione riservata



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