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Quale Partito Repubblicano?

Agos

Da diversi anni in Italia si è costituito, non senza difficoltà e dopo un determinato percorso, un partito democratico nato dalla fusione di due tradizioni politiche ed in esso sono confluiti coloro i quali si riconoscono nella tradizione progressista e riformista. Di contro, recentemente Salvini ha parlato del progetto, peraltro già lanciato da Berlusconi nel 2015, di un partito repubblicano sul modello dell’elefantino americano, suscitando qualche polemica in quanto, nel caso italiano, un partito che porta il nome di “repubblicano” esiste già ma non è tanto affine al progetto conservatore di cui dovrebbe esserne espressione. Tuttavia, al di là dell’aspetto terminologico, ciò che occorre valutare sono le problematicità che questo processo comporta.

In primis le intenzioni di Forza Italia che, facendo parte del PPE, guarda con interesse le frange centriste democratiche ed europeiste che oggi circolano nella galassia politica italiana. Il predellino del 2008 aveva lo scopo di far nascere con il “Popolo della Libertà” un polo di questo tipo ma è naufragato nel giro di qualche anno. Le tradizioni della Lega e Fratelli d’Italia sono ben differenti ed ora, dopo la rielezione di Mattarella, ancor più distanti, a tal punto che lo stesso ipotetico ideatore del progetto repubblicano ha dovuto prendere atto che la coalizione di centrodestra si è sciolta come neve al sole.
La vicenda dell'elezione del Presidente della Repubblica disvela, in modo plastico, l'inesistenza del centro-destra ovvero di uno schieramento politico incapace di rappresentare la maggioranza dell'elettorato del Bel Paese, le cui dinamiche politiche fanno prevalere “indebitamente” le scelte del campo progressista, sebbene storicamente minoritario in Italia.
Pertanto, l'opportunità di federare la destra italiana vale a dire costruire un grande partito unitario, liberal-conservatore-moderato, ormai, pare una prospettiva obbligata, anche perché la divisione politica non porterà che reiterate sconfitte.
Senza voler scimmiottare, quindi, gli americani (che hanno una tradizione politico-ideologico distante dalla cultura italiana), il modello del partito repubblicano Usa potrebbe, comunque, fungere da contenitore di tutto il centro-destra, considerato che il partito di Lincoln contiene all'interno anime molto diverse tra loro come i cristiano-fondamentalisti, gli anarco-libertari, i conservatori classici e populisti.
I punti critici dell'auspicato nuovo soggetto politico (che dovrebbe guardare al centro) non risiedono, comunque, tanto nella morfologia organizzativa o nella coesistenza delle diversità, bensì nella difficoltà di realizzare una minima base politico- programmatica comune ed uniforme in cui tutte le forze in campo riconducibili allo schieramento del centro destra possano riconoscersi, atteso che le attuali formazioni che compongono tale area presentano evidenti differenze ideologiche, socio-economiche e culturali notevolissime e spesso incompatibili tra loro.
Quel minimo comune denominatore del “neo-partito repubblicano” dovrebbe comprendere una visione liberale, valorizzare un assetto istituzionale di matrice presidenzialista e maggioritario, organizzare una società più aperta e competitiva, meritocratica, con uno Stato meno invadente e meno burocratico. Il tema della sicurezza dovrebbe imporsi come punto nodale irrinunciabile per la costruzione di una società più ordinata ed equa, oltre che salvaguardare la creatività nazionale (Made in Italy), le tradizioni, comprese quelle religiose (senza bigottismi), come espressione di rafforzamento della cultura ed identità nazionale.
I punti di riferimento del nuovo partito a cui ispirarsi sono certamente Edmund Burke, Luigi Einaudi, Friedrich Von Hayek, Bruno Leoni don Luigi Sturzo, Prezzolini, Augusto del Noce e tutti quei personaggi del pensiero democratico, liberal-conservatore europeo.
Tutto ciò certamente gioverebbe al rafforzamento del complessivo sistema politico italiano.
Chiaramente il cammino sarà lungo e tortuoso, tuttavia è ora che qualcuno inizi ad incamminarsi.

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