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Se non la fusione, quali altre proposte?

Facendo seguito ad un mio articolo del 28.06.2021 su Diritto di Cronaca, intitolato “Indici sempre più bassi. Spezzano brancola nel buio” ove, attraverso dati demografici, economici, e reddituali si metteva in evidenza la crisi irreversibile di un paese (e complessivamente di un territorio con più o meno i medesimi numeri), si reitera la descritta preoccupazione, rimarcando che il futuro è già scritto se non si fa o si inventa qualcosa per non precipitare definitivamente.


Soltanto (e la storia docet) il fattore economico può incidere concretamente alla crescita, nonché al progresso civile delle organizzazioni sociali.
Di conseguenza il rilancio della Comunità Spezzanese (e del territorio circostante), è subordinato allo sviluppo economico-produttivo della zona, il cui compito è demandato alla capacità ed alla iniziativa autonoma d'impresa dei privati.
Concomitante fattore di sviluppo va individuato negli interventi infrastrutturali pubblici.
Per cui la Politica locale, di fatto, può far ben poco per modificare lo stato delle cose.
Epperò, quel poco, comunque, deve essere fatto!
La funzione primaria di una Pubblica Amministrazione (ente territoriale), unitamente agli altri soggetti pubblici, consiste nel garantire l'erogazione dei servizi essenziali standard a tutti i cittadini di una comunità.
Tuttavia tali diritti-servizi sono seriamente in pericolo.
Difatti, in considerazione di approfonditi studi in materia sull'andamento economico dei territori, la razionalizzazione della spesa pubblica (con il ridimensionamento dei trasferimenti dello Stato) e l'aumento pressione fiscale, nel giro di pochi anni, appare altamente probabile che sussista il rischio che il Comune di Spezzano Albanese (ma vale anche per gli altri), non sarà in grado di assicurare i servizi essenziali (a causa degli elevati costi), se non procede immediatamente ad avviare una riorganizzazione gestionale e dei servizi dell'ente municipale.
In altre parole, il cittadino di Spezzano Albanese (e del comprensorio tutto) fra pochi anni, se non corre subito ai ripari, ha la seria prospettiva di diventare un cittadino di serie B.
Questa, dunque, sarà la vera sfida della politica nostrana ovvero quella di evitare a tutti i costi una retrocessione civile della società arbëreshe, il cui declassamento, già in atto, sta determinando, purtroppo, un allontanamento dello spezzanese dagli standards qualitativi salvaguardati ai cittadini delle società progredite.
Uno degli strumenti tecnico-amministrativi più efficaci, offerti dall'Ordinamento, per ovviare alle sopra descritte problematiche, resta quello di attuare una riforma che vada nella direzione di un processo organico di unificazione amministrativa con gli altri comuni confinanti, finalizzato alla costruzione di nuovo soggetto giuridico territoriale.
Lo strumento, dunque, della fusione dei comuni del comprensorio il cui percorso appare autenticamente “democratico”, poiché proveniente dalla volontà dei livelli territoriali coinvolti e non discendente “dall’alto”, potrebbe rivelarsi una reale opportunità per le comunità interessate.
Quali sarebbero i vantaggi medio-tempore?
Sotto il profilo economico per i nuovi comuni, facenti parte della fusione, vi è la possibilità di accedere ai contributi ed incentivi statali (circa 800 mila in 10 anni) e regionali (circa 200 mila in 12 anni) oltre ad essere dispensati per 5 anni dal Patto di Stabilità, comportando una maggiore facoltà di spesa per il nuovo ente.
Sotto altro profilo la costruzione di una ente più grande garantirebbe un'offerta di servizi qualitativamente omogenei in tutto il territorio; minori spese di struttura (grazie allo sfruttamento delle economie di scala nei costi e nei tempi); con conseguenti maggiori risorse da dedicare ai servizi ai cittadini e alle imprese, nonché (grazie all’esenzione temporanea dal patto di stabilità e agli incentivi statali e regionali), possibilità di realizzare investimenti in progettazione di nuove opere pubbliche e in manutenzione di quelle esistenti; strategie di programmazione e sviluppo territoriale e urbanistico sovracomunale di area vasta, che prevedano ad esempio la valorizzazione e la cura delle risorse ambientali e idrogeologiche, culturali e sportive presenti; creazione di un servizio di trasporto pubblico intercomunale; sviluppo di politiche di marketing territoriale; maggiore “peso istituzionale”del nuovo Ente.
A fronte di tali benefici, va considerato, tuttavia il reale rischio di dare corso ad un processo di impoverimento identitario e uno smarrimento culturale soprattutto delle aree meno popolose che rischiano di essere non accorpate ma “fagocitate” dalle realtà comunali dotate di maggiore densità.
Se vogliamo un futuro della zona la sfida sarà proprio quella di essere più grandi, coniugando il cambiamento amministrativo e la tutela-valorizzazione delle singole identità.
Un'operazione di tal genere, se ben realizzata, darebbe centralità ad un territorio che inevitabilmente supererebbe i confini comprensoriali, fungendo da polo attrattivo per le altre comunità, in modo tale da generare un processo di allargamento dell'area da comprensoriale a distrettuale con tutti i benefici diretti ed indiretti conseguenti.
Nessuno ha la certezza che la fusione sia la soluzione ottimale.
Pertanto si attendono proposte alternative.

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