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Mario Gaudio

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Profumo di lavanda, di Paolo Brosio

“Credere significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e udire una voce che grida gèttati, ti prenderò fra le mie braccia!”. Con queste parole il filosofo Søren Kierkegaard delineava l’atteggiamento di totale fiducia del cristiano nei confronti di un Dio che diventa scommessa o comunque rischio da accettare; con la medesima immagine mi piacerebbe introdurre la recensione di “Profumo di lavanda” di Paolo Brosio.

Requiem del Dodo, di Arianna Gasbarro

Se questo libro fosse capitato tra le mani del buon vecchio Freud, gli avrebbe dato di sicuro un gran bel da fare: Arianna Gasbarro affastella infatti tra le pagine del suo romanzo diverse assurde teorie che celano, in realtà, interessanti dinamiche psicologiche.
Il protagonista di “Requiem del Dodo” è Mattia Rinaldi, un giovane regista che si trova a Londra per realizzare un documentario naturalistico per bambini; un’occupazione che per lui, ambizioso e desideroso di realizzare un capolavoro cinematografico in grado di affollare i botteghini, risulta essere profondamente frustrante.

Nove appunti di Natale, di Giulio Andreotti

Nel leggere questo libro ci si sente quasi inopportuni dacché le sue pagine ci conducono nel sancta sanctorum di un uomo enigmatico che, ancora oggi, dall’alto della sua veneranda età, continua ad essere «l’entusiasmo degli uni, lo scandalo degli altri e l’occupazione di tutti».
“Nove appunti di Natale” getta uno spiraglio di luce sulla vita di Giulio Andreotti, indiscusso protagonista della politica italiana a partire dal secondo dopoguerra, penetrando con discrezione nell’intimità familiare di questo democristiano di ferro che, con la sua moderazione ardita e con la singolare “teoria dell’uomo medio”, ha incarnato in tutto e per tutto la vocazione alla politica e allo Stato.

Castelli di rabbia, di Alessandro Baricco

L’immagine alla quale è associabile “Castelli di rabbia” è senza dubbio quella del buon vino: alla maniera del prezioso nettare, le pagine di Baricco acquistano sapore e colore con il trascorrere del tempo e, in effetti, a più di vent’anni dalla pubblicazione (correva l’anno di grazia 1991), il romanzo in questione assume, attraverso le tematiche trattate, un carattere deciso dinanzi ad una realtà che gradualmente si sgretola.

Bianca come il latte rossa come il sangue di Alessandro D’Avenia

È consolante sapere che da Adamo in poi ognuno di noi vive contemporaneamente in due mondi, creati da un’intelligenza divina che, quasi sicuramente, ha inteso alleviare nel sogno le fatiche e le brutture della realtà. Ecco dunque gli uomini vivere la doppia esistenza di cittadini del mondo e del sogno, in grado di addormentarsi abbandonando i panni della quotidianità per divenire re, poeti o buffoni e assumere, nell’universo onirico, qualsiasi forma dettata esclusivamente dalla propria fantasia.
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