fbpx
Francesco Fusca

Francesco Fusca

Olocausto Shoah Sterminio

Parole che non ci piacciono, che evocano fantasmi e scheletri orribili, dolore e morte, alla nostra mente (che ha Memoria lucida e addolorata del passato, di ‘certo’ passato…), che la dicono lunga sul caino che c’era e che c’è nell’uomo di ieri e di oggi…
Un caino che cerca sempre, anche per i dis-Valori imperanti che annebbiano ed ottundono sempre più l’uomo di oggi (e, ahimé!, i giovani), di emergere e colpire dalle tenebre delle invidiuzze e gelosie umane di cuori e menti disorientati e senza Senso…

Codice Civile-Penale e Scuola

Genitori colpevoli se non insegnano i sentimenti. Milano, violenza a scuola (Il Sole 24 Ore, 5 febbraio 2.010); L’alunno cade, il prof non ha colpe. Nessun controllo se si viola la privacy (ItaliaOggi, 9 febbraio 2.010); Educazione dei figli, qualche scappellotto ci scappa sempre. Prevalgono comunque affetto e dialogo (Gazzetta del Sud, 6 febbraio 2.010).

Storia e Antropologia nella Scuola calabrese

Si tratta di una ricerca socio-culturale calabrese e italiana attraverso quanto si vede dai fari puntati sulla Scuola di Terranova da Sibari (Cosenza) e dei fatti, luoghi e persone di questa.
Insomma, dalla microstoria alla macrostoria e viceversa, per capire davvero, in profondità, il pensiero e l’azione umani in un lasso di tempo determinato (nel primo Novecento).
Bisogna però saper guardare, per vedere. Stiamo parlando di ferri del mestiere che solo lo studio serio e la Cultura che umanizza tengono oleati e funzionali alla mente critica, per la comprensione problematica, olistica, interdisciplinare di un oggetto culturale, antropologico come quello proposto all’attenzione da Milena Corso col suo Società e Scuola a Terranova da Sibari nel primo Novecento (Jonia Editrice, Cosenza 2.009, pp. 180, €. 15,00).
Il volume, pubblicato con il contributo dell’Amministrazione comunale di Terranova da Sibari, reca una Premessa di Eugenio Veltri; una Prefazione di Giuseppe Trebisacce; una Postfazione di Angela Castellano Marchianò; un’Appendice puntuale e interessante che ‘spulcia’ “registri di classe”, per quel che si ri-trova, dall’anno scolastico 1895-96 all’anno scolastico 1962-63; una notevole, mirata, documentata Bibliografia.
***
Il volume presta il fianco, così per dire, a molte riflessioni e considerazioni, colte, che sollecitano studio ed approfondimento di questioni cruciali, fondamentali, alla comprensione critica, aperta, non solo di natura socio-culturale ed economica, ma anche di natura antropologica.
Sotto quest’ultimo profilo, probabilmente, Raul Maria De Angelis è uno dei massimi interpreti.
Tuttavia, la Corso arricchisce ed intreccia le pagine del libro con una serie di note a piè di pagina che sono un libro nel libro, una ricerca nella ricerca. Come nel gioco delle russe matrioske così nella ricerca di Milena Corso una ‘parte’ si ‘inserisce’ dentro un’altra ‘parte, che a sua volta contiene un’altra ‘parte. Il tutto avviene armoniosamente e fa intuire che, con notevoli percentuali di probabilità, ci sia la mano discreta di due maestri che si chiamano Giuseppe Trebisacce e Loredana Giannicola, ai quali, l’autrice di Società e Scuola…, riconosce la guida e il sostegno «sin dalla fase di impostazione di questo testo e durante la sua stesura fornendomi attenzione metodologica e un non comune rigore disciplinare» (p. 16).
L’autrice di Terranova mostra, al suo esordio ufficiale di studiosa e ricercatrice, doti non comuni di umiltà e serietà, in un tempo -il nostro: questo XXI secolo ai primi passi- di gonfiori intellettualoidi inauditi e superficiali, che scadono nella goffaggine e sovente nel ridicolo. Ma bisogna saperlo e per questo occorre la fatica della conoscenza delle sudate carte…
***
L’intelligenza del libro può anche passare dalla doppia lettura da un lato della grande Pedagogia (la Scuola ideale), dall’altro delle cronache dei “registri di classe” nel tempo (la Scuola reale).
Così succede che, a mo’ d’esempio, si parli dell’associazionismo dell’immediato dopoguerra. «Sull’azione svolta dalle Associazioni -scrive la Corso- meritano di essere ricordate le iniziative a favore degli adulti promosse dall’Unione Nazionale per la Lotta all’Analfabetismo (U.N.L.A.), dal Movimento di Collaborazione Civica (M.C.C.) e dall’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia (A.N.I.M.I.)» (p. 92).
Dal potenziale, grande capitolo su De Angelis, l’autrice di Terranova afferma: «Questi attraverso significativi riferimenti nelle sue opere Inverno in palude e Oroverde –si tratta di due romanzi ambientati nella paludosa e malarica pianura di Sibari, aggredita dalle opere di bonifica- rendeva possibile tratteggiare alcuni elementi interessanti ai fini della ricostruzione storica» (p. 102).
Uno spaccato interessante della Scuola calabrese ce lo fornisce il Provveditore agli Studi di Cosenza (anno scolastico 1948-49), che così scrive: «Durante le mie visite nelle scuole elementari della provincia ho constatato, con infinita tristezza, lo stato di abbandono igienico della maggior parte delle scuole, allocate in locali angusti, tetri, privi di aria e di luce» (p. 124).
L’istituzione dell’asilo. La Corso riporta: «Il sogno di un asilo infantile si è finalmente realizzato in Terranova. Senza dubbio una istituzione che affiancherà la nostra opera. Ieri tutto il popolo ha accolto con enfasi le suore e alla giuliva manifestazione hanno anche preso parte le autorità, la banda locale e svariate scolaresche con tutto il corpo insegnante» (dal Registro di classe, a. s. 1948-49, classe 5^ Sez. A, Sante Morgese; p. 126).
Se da un lato, annota don Tobia Di Pace: «Una caratteristica particolare era data dal fatto che “si faceva obbligo a tutti i maestri che partecipavano ai convegni di indossare la divisa fascista”»; dall’altro, afferma Milena Corso: «Fascista sin dalla prima ora, il maestro Liberale Cassetti rivestiva incarichi direttivi all’interno del Fascio locale e in un registro di classe riportava: “Domani ricorre l’undicesimo anniversario della ‘Marcia su Roma’, che segna l’inizio di una nuova era per la nostra Patria ed agli alunni, quasi tutti ‘Balilla’ e ‘Piccole Italiane’, future speranze della nostra Italia”» (p. 134).
A che cosa erano serviti -si domanda la studiosa di Terranova- tanti sacrifici e tante vite perdute per abbattere la dittatura e riconquistare la libertà? Gli insegnanti però in genere non erano preparati a tanto cambiamento. Annota, amareggiata, D. Bertoni Jovine (1947): «È passato il fascismo, è passata la guerra, si sta svolgendo sotto i nostri occhi una delle epoche più intricate e tragiche che la storia ricordi. […] ma la scuola non vede, non ode, non partecipa» (p. 140).
Nei primi decenni del Novecento, Umberto Zanotti Bianco -l’esponente più illuminato dell’A.N.I.M.I.- annotava tristemente la condizione della Scuola Calabrese con le seguenti parole: «Gli alunni affollano le scuole nei giorni piovosi, se tuttavia la pioggia non rende troppo difficile il loro accesso. Quando v’è il sole sono in campagna al servizio dei genitori o del padrone. Ecco perché v’è grande sperequazione fra gli iscritti, i frequentanti e i promossi» (pp. 110-111).
Nello stesso periodo, Giovanni Giolitti promulga una legge che stabilisce un suffragio quasi universale per gli uomini: si prevede infatti che questi capaci di leggere e scrivere con almeno 21 anni possono votare, mentre gli analfabeti votano a partire dai 30 anni. Nel 1919, tuttavia, si stabilisce che votano tutti i cittadini maschi di almeno 21 anni e così “viene abolita la distinzione per gli analfabeti”.
Un altro bel nome della Storia della Pedagogia italiana è sicuramente quello di Giuseppe Lombardo Radice. Con il quale -afferma Milena Corso, sulla scia degli studi di Gozzer, Harris, Novacco, Ravaglioli e Valitutti- nel 1923, si additava al maestro «il risultato che lo Stato si attendeva dal suo lavoro, in ciascun anno di scuola, pur lasciandolo libero di usare, per ottenerlo, mezzi opportuni. Il maestro doveva rinnovare continuamente la propria cultura, attingendo non ai manualetti in cui si raccoglievano le briciole del sapere, ma alle vive fonti della vera cultura del popolo. Queste fonti erano la tradizione popolare, perenne educatrice del popolo, che risentiva il dolce sapore della parola dei padri, e la grande letteratura del popolo che aveva dato, in ogni tempo, mirabili opere di poesia, di fede, di scienza, accessibile agli umili, appunto perché grandi».
***
Società e Scuola a Terranova da Sibari nel primo Novecento è un libro colto che, a prima vista, potrebbe sembrare indirizzato ai soli addetti ai lavori. Niente di più falso! Difatti, esso è sì ‘profondo’ per gli studiosi e per chi vuole andare ‘oltre’ nella ricerca storica e storiografica sull’argomento, ma è anche uno strumento didattico per i giovani e le giovani della Scuola d’Italia. In effetti, la didattica della Storia locale, nazionale, mondiale è stata ed è una pecora ancora abbastanza nera nell’insegnamento, per apprendimenti davvero dalla parte degli alunni, piccoli e grandi.
Dai quadri concettuali alle mappe cognitive e metacognitive, dai laboratori alle tecnologie multimediali… anche a ciò si riferisce l’appassionato volume di Milena Corso.

Legge 482/99, 10 anni dopo: a che punto siamo?

Con la Legge n. 482/99: «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche» lo Stato italiano mette a posto la coscienza ed esegue quanto stabilito dalla Costituzione repubblicana, all’ art. 6 -sin dal 1° gennaio 1948: 50 anni dopo!- il quale, art. 6, vale sempre la pena ricordarlo!, recita: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche».
Sottoscrivi questo feed RSS

Video di Approfondimento

ozio_gallery_lightgallery

Sport

Editoriali

Rubriche

Informazioni

Partners