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Omicidio ad Apollinara: oggi l'autopsia In evidenza

  • Intervenuto sulla vicenda anche il Vescovo Satriano dal Kenya
Il luogo del ritrovamento dei cadaveri di Greco e Romano Il luogo del ritrovamento dei cadaveri di Greco e Romano
Agos

CORIGLIANO ROSSANO – Il duplice omicidio di Apollinara continua a lasciare sgomenti tutti. Infatti, oltre alla crudeltà applicata per compiere la mattanza, mancano tasselli utili per comprendere a fondo le dinamiche e gli scenari che stanno dietro alla sparatoria. Sicuramente elementi importanti verranno fuori dall'autopsia disposta per oggi sui cadaveri di Pietro Greco, originario di Castrovillari ma residente a Cassano, già noto alle Forze dell'Ordine, e dell'imprenditore coriglianese Francesco Romano.
Il ritrovamento delle vittime, lo ricordiamo, era avvenuto alle prime luci dell'alba di martedì scorso da parte di alcuni agricoltori che avevano segnalato la presenza dei corpi nella Fiat Punto grigia. Si pensa che l'omicidio possa essere avvenuto nel pomeriggio di lunedì. Infatti, i telefoni dei due assassinati già dalle 17.30 di lunedì avevano smesso di essere connessi alla rete.

Il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, ha evidenziato come la situazione sia abbastanza complessa anche se si hanno “idee precise e buone strade da percorrere”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Vescovo mons. Giuseppe Satriano che dal Kenya ha inviato un messaggio agli organi di stampa: «In Kenya, dove sono per un viaggio umanitario, mi giunge la dolorosa notizia della ferita inferta alla Sibaritide. Quanto accade sotto i nostri occhi non può lasciarci indifferenti, anche se qualcuno, girando la testa dall’altra parte, semplicisticamente afferma che è solo un regolamento di conti tra ‘ndranghetisti.
Il nostro territorio famoso per storia e bellezza, patria di uomini e donne testimoni di amore e di santità cristiana, non può e non deve far finta di niente, delegando tutto agli ordini inquirenti o, peggio ancora, nutrendo di connivenza i canali sommersi con cui la ‘ndrangheta schiavizza i nostri territori.
Il duplice efferato omicidio, volutamente enfatizzato nella sua esecuzione, è un chiaro monito a rimanere col capo chino, a non tentare di inerpicarsi per strade proibitive. Un messaggio lanciato all’interno delle relazioni criminali ma anche all’esterno.
Come pastore di questa Chiesa, in cui è avvenuto tale evento criminale, ritengo dover interrogare la mia coscienza e quella di coloro che mi sono stati affidati nella cura pastorale. Come credenti, come istituzioni, come uomini e donne di buona volontà, non possiamo rimanere indifferenti, non possiamo e non dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia.
La ‘ndrangheta ha espugnato da tempo le nostre piazze, i nostri spazi d’incontro e di relazione, infettando tutto con l’illegalità, la droga, l’usura e il pizzo. A volte entra anche nella gestione delle nostre feste.
Spazi di vita dove si tenta di decollare con la bellezza e la dignità del vivere sono costantemente sotto attacco, fiaccando la volontà e la forza di chi desidera e sogna una vita migliore.
A quanti vivono con dolore e fatica, a quanti desiderano tentare il cambiamento, a tutti di buona volontà chiedo di non scoraggiarci: non pieghiamo la testa, proviamo a metterci insieme, a costruire percorsi educativi che ci portino fuori dalle secche della rassegnazione.
Dobbiamo riappropriarci della nostra vita, delle nostre strade, delle nostre piazze e lo dobbiamo fare non per noi stessi soltanto ma per i nostri figli, costretti ad “evadere” come da un “carcere” in cui la vita li ha posti. Il male s’incarna, ricordiamocelo, e stritola la speranza con le sue spire venefiche. Il male va combattuto, non da soli, ma con l’aiuto della nostra fede in Dio e di quanti operano a servizio della legalità.
Come Davide dinanzi a Golia, siamo chiamati a scagliare il nostro piccolo ciottolo, da protagonisti della nostra storia, certi che l’aiuto desiderato non ci verrà a mancare. Denunciamo chi tenta di rubarci la vita, giorno per giorno, e ricostruiamo comportamenti e atteggiamenti capaci di dare forza e vitalità al vivere sociale. Insieme possiamo».

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