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Piscine, mamme e tormenti

Piscine, mamme e tormenti

La piscina oltre ad essere un (bel) film del 1969 di Jacques Deray, con Alain Delon e Romy Scneider ed un programma che risale all’estate del 1991 condotto da Alba Parietti, è anche il mio, nostro (mio e di Ginevra), appuntamento del venerdì. È da due settimane che io e la mia anarchica bimba ci dedichiamo alla nobile arte non della box ma del nuoto. La prima lezione è stata un tormento: Ginevra mantenendo fede al suo anarchismo non si è fatta mettere né costume né cuffia (lei non si omologa) ed è entrata in acqua solo con il pannolino atto all’occasione. Una volta finita l’ora non voleva più uscire.

Le altre mamme tutte serafiche e splendenti (anche in piscina con la messa in piega) con figli ubbidienti e silenziosi (ma si può???) io più trafelata che mai. Venerdì scorso la lezione è andata decisamente meglio: Ginevra mi ha fatto la grazia di infilarsi costumino e cuffia, in acqua ha giocato serena, ed è stato il nostro momento azzurro da viverci allegramente, ma… c’è sempre un ma che torna: io ho paura dell’acqua, non ho mai neanche sperato o sognato di imparare a nuotare. Amo il mare, ma non nuoto. L’istruttrice tranquillizza me e non Ginevra, che è tranquilla e non spaventata di suo. Io a volte vorrei piangere, venerdì ad un certo punto fissavo l’orologio, come un condannato che sa che presto troverà la libertà… poi, improvvisamente, uno sguardo, fra me e mia figlia, la sua allegria, il suono della sua risata, il nostro perderci in un abbraccio turchese, il suo entusiasmo è diventato il mio, le mie paure ed i miei “tormenti” hanno lasciato il posto al gioco, le messe in piega delle mamme lombarde perfette anche in piscina sono sparite fra i nostri ricci e la nostra imperfetta essenza anarchica. Sono tornata a casa stanca, e con tante cose ancora da fare, ma sorridente, perché consapevole di essere madre di una bimba vera, e non un bambolotto zitto e silente, e fiera anche della mia stanchezza, dei miei ricci sotto sopra, delle mie paure, del nostro essere meravigliosamente imperfette: in una parola sola normali.

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