Io, lei, lui e un divano
- Scritto da Anna De Blasi
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- Pubblicato in Diario di una donna trafelata
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La felicità non esiste, o almeno quella totale che ti fa vivere in un perenne stato di euforia. Esistono le conquiste personali, le soddisfazioni, gli attimi di adrenalina pura, gli affetti che ci rendono meno soli in questo eterno errare che è la vita. Ognuno di noi ha il proprio concetto di felicità, e, per dirla con Tolstoj, “le famiglie felici si somigliano tutte, ogni famiglia infelice lo è a suo modo”. Sulle famiglie, così come sugli individui, non può calare dall’alto di cliché pubblicitari un’idea unica di “felicità”, un modello egemone. E per fortuna, anche se gli stereotipi sono ancora tanti, da un po’ si legge di famiglie non da mulino bianco, di madri non sempre perfette e felici e sorridenti, la famiglia sembra diventare più reale.
Essa è anche luogo di conflitti, compromessi, insoddisfazioni. Lo è sempre stata, solo ora è stato sdoganato il mito della famiglia perfetta. A fine giornata siamo tutti molto stanchi, fra impegni genitoriali, lavoro, incombenze quotidiane. Ed il tempo per sé, o per la coppia, soprattutto con figli piccoli, è inesistente. Io credo semplicemente che non bisogna però dimenticarsi di essere un sé che è diventato un noi. Bisogna impegnarsi per far si che ciò avvenga, ed a volte, tutto si incastra come per magia. Dopo giornate lunghe di disegni peppa pig colori briciole da per tutto articoli verifiche da correggere, e pranzi e cene, e piatti, e lavatrici, improvvisamente il silenzio: Ginevra dolce e dormiente, io e mio marito, un bicchiere di birra, il caos intorno di giocattoli, la tv che rimanda immagini, un divano rosso. Il nostro divano nuovo, acquistato da poco, che ci culla, il respiro di Ginevra la nostra colonna sonora, un cercarci, ancora, che sa di nuovo, e sa di antico, e sa di noi. E allora si, la felicità non esiste, ma questo attimo ha l’essenza della felicità perfetta, quella che è data dal “riposo dopo il caos”, dal vivere seguendo la propria idea di famiglia, senza ingerenze esterne, dall’essere stanchi ma indipendenti. Da un divano nuovo. Rosso vermiglio, che ha il sapore di latte, briciole, biscotti, che ha il sapore di noi tre.
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