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Le cose della vita in tempi di coronavirus

Le cose della vita in tempi di coronavirus

Le cose della vita sono alzarsi presto, non sempre felici di questa opzione, ed andare a lavoro. Magari prendendo, come me, diversi mezzi, fra andata e ritorno. E poi arrivare in classe, con tutto ciò che comporta… E correre, correre, sempre: Organizzarsi con marito e baby sitter, ed amiche, e supplente della baby sitter, correre a scuola fra riunioni proprie e della figlia, e poi la danza, e le cose rimandate perché non si ha mai tempo. Le cose della vita sono complicate.

Ed in mezzo a tanta corsa arrivano gli imprevisti, che possono essere personali (perdite, sconfitte, cambiamenti) o collettivi, come quello che tutti stiamo affrontando in questo periodo. La nostra percezione della vita è cambiata, non sono (più) particolarmente mondana, nonostante io viva in Lombardia la “dittatura” dell’aperitivo non ha avuto presa su me, vado con le mie amiche ma non è proprio un dogma da osservare. Ho comunque, come tutti, le mie abitudini: lavoro, biblioteca, cinema, parco. Improvvisamente, per i motivi che tutti conosciamo, le cose della vita non sono più le stesse: le scuole chiuse, tutti e tre (io, mio marito, mia figlia) a casa, e non è una vacanza. Niente di tutto ciò che si fa in vacanza è praticabile: non usciamo, se non per poco, non ci fermiamo nei luoghi affollati, neanche all’aperto, pizzeria e pub ed affini banditi. Con tutta la solidarietà possibile verso gli esercenti, ma non c’è altro da fare. A volte scrivo, altre leggo. Riordino gli armadi, disegno e coloro con Ginevra, faccio i compiti con lei, guardo la tv. Il mio pensiero corre ad un uomo, mio padre, malato da 20 anni e che negli ultimi 6 non si muove più dal letto: la sua unica attività è guardare la tv e parlare con mia madre, che lo rende partecipe di tutto ciò che avviene. È diventata la sua finestra sul mondo, e non posso non pensare alla bellissima poesia di Montale (Ho sceso le scale dandoti il braccio…). Mai come ora vorrei abbracciarlo, ma non andrò in Calabria: per sua tutela, per rispetto delle norme vigenti, per senso di responsabilità. Rimanderò questo abbraccio (e tutti gli altri). Mi reinvento, in questa forzata casalinghitudine... Cerco il bello, pur se le giornate sono infinite, e Ginevra non ha più né orari né ritmi… Quegli stessi orari per noi imprescindibili fino a poco tempo fa. Perché è giusto che una bimba dorma presto, per lei (e per noi!!!), perché la mattina ci si sveglia presto, perché le cose della vita richiedono degli orari. Ieri sera, però, mi sono lasciata andare: non ho proprio detto a Ginevra di andare al letto, mi sono infilata con lei sotto le lenzuola ed ho visto un film, e poi tutti e tre abbiamo giocato lanciandoci cuscini, e ho riso, tanto. E non ho guardato l’orologio. E mi sono regalata, in questo contemporaneo spazio infinito e nullo, una nota di leggerezza. Le regole torneranno, così come le cose della vita, al momento… STIAMO A CASA! Facciamolo per le persone più fragili, perché è semplicemente giusto ed etico farlo.

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