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Sequestrate altre 700 piante di cannabis indica a Roggiano In evidenza

  • Sottratti circa 500mila euro al mercato illegale di marijuana
Roggiano, la nuova piantagione sequestrata Roggiano, la nuova piantagione sequestrata

ROGGIANO GRAVINA - Roggiano centro nevralgico della coltivazione di cannabis indica? La domanda nasce quasi istantanea, specie dopo l’ulteriore ritrovamento d’una nuova coltivazione di 700 piante che s’aggiungono al maxi sequestro delle 2.500 ritrovate nei giorni scorsi dai militari dell’Arma guidati dal luogotenente Stanislao Porchia. In appena sette giorni, sempre in località Trignetto – a poca distanza dall’A2 che passa vicino al territorio di Tarsia – sono state ben 3.200 le piante sequestrate per un possibile valore commerciale di circa 500mila euro. Un duro colpo a bande delinquenziali interessate al commercio illecito di marijuana che ne sarebbe scaturito.

Gli uomini della Benemerita, facenti parte della Compagnia di San Marco Argentano, hanno infatti inferto un altro duro colpo alla criminalità organizzata che molto probabilmente ha trovato nel territorio roggianese del “terreno fertile” per simili coltivazioni che, alla fine, possono portare anche a lauti guadagni. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica cosentina, non si fermano ovviamente qui, perché vanno nella direzione di scoprire gli effettivi proprietari dei terreni, a quanto pare contigui, ed i responsabili delle piantagioni che, di conseguenza, dovranno rispondere – a vario titolo – del reato di coltivazione illecita di cannabis. Allargando il raggio d’azione dei blitz e la temporalità degli stessi, è la quarta piantagione in pochi giorni scoperta dai militari dell’Arma della Compagnia sammarchese: 30 piantine rinvenute dietro casa in località Larderia, sempre a Roggiano, coltivate da un soggetto di Altomonte; 85 presenti in località Pietra Grossa a Tarsia da un uomo di San Lorenzo del Vallo, scoperte dai militari di Spezzano Albanese, fino alle 3.200 sequestrate di recente a Roggiano che rappresentano certamente un record. Una nuova campionatura di quanto rinvenuto è stato inviato anche stavolta a Vibo Valentia per le indagini di laboratorio al fine di stabilire la quantità di principio attivo contenuta.

 

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