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Rimoli riammesso in consiglio comunale. Ora chiederà i danni morali agli allora consiglieri In evidenza

Vincenzo Rimoli Vincenzo Rimoli
Agos

SAN LORENZO DEL VALLO - «Con Sentenza n° 527/2016, la Corte d’Appello di Catanzaro ha dichiarato l’insussistenza della causa di incompatibilità sulla base della quale, con delibera del consiglio comunale n° 27 del 24.10.2012, era stata approvata la mia decadenza dalla carica di consigliere comunale». Così il sindaco di San Lorenzo del Vallo, Vincenzo Rimoli, annuncia un risultato tanto atteso quanto sperato che, per troppi anni, ha tardato ad arrivare. «Una “vittoria” tardiva, tipicamente italiana -commenta il primo cittadino-, che dimostra, tuttavia, una volta per tutte, qualora ancora ce ne fosse bisogno, come il sottoscritto sia stato, in realtà, solo la vittima innocente di una vera e propria persecuzione politica. Documentata e provata». Si chiude così una vicenda che negli anni passati, effettivamente, aveva messo in cattiva luce l'attuale amministratore, che all'epoca dei fatti copriva il ruolo di consigliere di minoranza sotto il governo della giunta guidata dall'allora sindaco Luciano Marranghello.

E a spiegare le cose è proprio Rimoli che sottolinea: «Il presunto mancato pagamento dei tributi comunali, nonché il vile tentativo di etichettarmi come il “più grande evasore del paese”, sono infatti miseramente falliti e, altresì, sono stati puntualmente smentiti da tutta una serie di sentenze della Commissione Tributaria Provinciale di Cosenza per altro fornite a tutti i consiglieri comunali proprio in occasione dell’assise del 24.10.2012. Ciononostante, evidentemente perché impossibilitati a rivedere la posizione decisa e/o imposta dall’allora primo cittadino, hanno votato a favore della mia ingiusta decadenza. Una vittoria di Pirro, però, la loro – e nient’altro. Mentre a ridare dignità e consistenza alla verità dei fatti, nonché alla mia proverbiale ed unanimemente riconosciuta correttezza, ci hanno pensato i giudici, con una sentenza che non lascia alcuno spazio né ai dubbi, né alle perplessità, né tantomeno ad eventuali tentativi di strumentalizzazioni». E la voglia di riscatto è evidente, soprattutto dopo “l'umiliazione” subita nell'allontanamento “forzato” che oggi continua a portarsi dietro alcuni strascichi. Infatti Rimoli si dice “rammaricato” per «una decisione che sarebbe dovuta arrivare molto prima». Per il sindaco, infatti, «i presupposti, d’altro canto, c’erano tutti. Ma la giustizia, si sa, in Italia più che altrove, ha i suoi tempi. Ad ogni modo, meglio tardi che mai». E non manca di puntare il dito contro la passata maggioranza che «poteva – e doveva! – agire in maniera diversa». Per Rimoli: «Sono stati i componenti di quest’ultima che, decidendo di seguire ad occhi chiusi l’azione persecutoria intrapresa dall’allora sindaco nei miei confronti, hanno preferito ignorare finanche le osservazioni proposte dall’allora esponente di opposizione Antonio La Torre nel corso della “storica” seduta consiliare del 24.10.2012 contribuendo, a loro volta, ad infangare ed a screditare, senza l’appoggio di alcun dato di fatto incontrovertibile, la mia immagine e la mia dignità». E ricorda: «In quella stessa occasione, tra l’altro, lo stesso La Torre, commentando le Sentenze della Commissione Tributaria Provinciale da me presentate e consegnate ai vari componenti dell’assise, aveva evidenziato come ci fossero “14 avvisi di accertamento dal 1997 al 2005 e ben 9 sentenze e 1 decreto che annullano gli avvisi stessi”. La Torre aveva, inoltre, fatto notare come “questi provvedimenti giudiziari dimostrano l’insussistenza della causa di incompatibilità”, invitando i consiglieri di maggioranza “ad assumersi le proprie responsabilità prescindendo da ogni valutazione giuridica e a non portare avanti questo percorso”. Ma le parole di La Torre -sottolinea Rimoli- non erano state ascoltate ed, anzi, il primo cittadino dell’epoca lo aveva addirittura sbeffeggiato, con amaro e gratuito sarcasmo, sostenendo che “La Torre sta facendo un bel discorso e che sarebbe stato importante registrare il suo intervento, perché sarebbe rimasto nella storia politica del paese”. Ed, invece, a rimanere nella storia politica di San Lorenzo del Vallo -rimarca l'attuale sindaco- sarà esclusivamente la grave ingiustizia perpetrata dall’allora sindaco, con la colpevole complicità della sua maggioranza, ai miei danni». Oggi la riammissione in Consiglio ovviamente non ha più effetto ma resta la soddisfazione di un risultato che, in questi anni, “rende giustizia ad una vicenda kafkiana”.
«È stato anche grazie alla brillante ed autorevole difesa dell’avvocato Pasquale Mosca -aggiunge Rimoli-, mio fermo e convinto difensore in questa vicenda per molti aspetti kafkiana, che ho potuto vedere riconosciuta l’unica ed autentica verità dei fatti, facendo crollare definitivamente – e in malo modo – tutto il castello di fango, calunnie e menzogne costruito negli anni passati, con squallida e viscida premeditazione nonché con maniacale e patologico accanimento, nei miei confronti».
E se tutto ciò potrebbe segnare la fine per quanto accaduto, sul piano morale Rimoli ritiene di aver subito danni non indifferenti. «Adesso, tuttavia, ristabilita la verità dei fatti, è il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Fino in fondo. È, infatti, mia intenzione -conclude il sindaco- chiedere i danni nelle sedi opportune non al Comune, bensì a quanti hanno tacitamente contribuito, pur sapendo di commettere un vero e proprio “abuso”, ad estromettermi ingiustamente dal consiglio comunale sulla base di insussistenti cause di incompatibilità».

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