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Protocollo d’intesa ad Altomonte contro il gioco d’azzardo In evidenza

  • Il fenomeno sarebbe dilagante e preoccupante
Slot machine vizio giovanile e non Slot machine vizio giovanile e non
Agos

ALTOMONTE - Approvato, nei giorni scorsi, uno schema di protocollo d'intesa per la prevenzione della diffusione del gioco d'azzardo. L’ha deciso, con i poteri della Giunta, il commissario straordinario Eufemia Tarsia. Il funzionario prefettizio ha fatto propria la proposta di deliberazione del responsabile del Settore amministrativo, riscontrando “l’utilità e l’opportunità per il buon andamento dell’Ente, nel rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza, efficienza dell’azione amministrativa per il perseguimento dei fini statutari di sviluppo e di progresso civile, sociale ed economico della comunità amministrata e di tutela dei territori comunali”.

In buona sostanza, vista la preoccupante diffusione del fenomeno ed il coinvolgimento di minori, è stata presa ad esempio l’intenzione espressa dal vescovo monsignor Francesco Savino durante alcuni incontri avuti tra la Diocesi ed i sindaci o loro rappresentanti dei Comuni del territorio finalizzati a consentire il confronto sulle diverse problematiche che l’affliggono. L’obiettivo è quello d’avviare un percorso di condivisione e collaborazione ed elaborare un piano comune d’azione”. È un dato di fatto – si legge nell’atto – che “è emersa la piaga del gioco d’azzardo che grava pesantemente su centinaia di famiglie” e che secondo le ultime stime “costituisce uno dei fenomeni di maggior allarme sociale con ripercussioni negative sulle attività individuali, familiari e sociali di coloro che sviluppano una dipendenza patologica da gioco”. Nella proposta si evidenzia come “ci sia una diffusione altissima di giochi legali in denaro, tra i quali anche slot machine e videopoker, anche e soprattutto presso quegli esercizi pubblici, frequentati quotidianamente da ogni categoria di clienti, compresi i soggetti maggiormente a rischio di dipendenza: giovani, adolescenti, anziani”. Occorre, quindi, trovare deterrenti “al fine di prevenire situazioni a rischio d’illegalità e tutelare soggetti deboli vittime di reato un più stringente rapporto con la Prefettura di Cosenza”.

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