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Sant’Agata, riconoscimento della ProCiv per Guaglianone

Borrelli e Guaglianone; a dx l'attestato ricevuto dalla Prociv Borrelli e Guaglianone; a dx l'attestato ricevuto dalla Prociv

SANT'AGATA D'ESARO - Dopo aver trascorso ben ventuno giorni in trincea, nel centro Covid di Cesena, l’infermiere professionale Francesco Guaglianone, 40 anni, è tornato a casa da un po’ di tempo soprattutto per riabbracciare i suoi bambini e sua moglie: tutti lo aspettavano a braccia aperte.

Un’esperienza che l’ha certamente temprato, arricchito professionalmente e che sicuramente gli ha lasciato un segno indelebile difficile da cancellare. Dopo la quarantena obbligatoria, insomma, c’è stato il ritorno alla normalità. Ed ora anche l’arrivo di un encomio per il suo coraggio dimostrato. Un riconoscimento personale, a firma del capo della Protezione Civile Angelo Borrelli (con lui nella foto), per il quale Guaglianone ha espresso «immensa gioia e grande soddisfazione». Ho avuto «l'onore di riceverlo – ha affermato – e mi ritengo fiero ed orgoglioso per aver messo il mio impegno e la mia professionalità al servizio della collettività. Spero che il mio sacrificio, come quello di tanti miei colleghi, non venga dimenticato». Al suo ritorno dall’Emilia Romagna aveva già espresso sentimenti di gratitudine per «aver ricevuto l’incarico ed essersi messo a disposizione dei colleghi in difficoltà. Noi infermieri – aveva dichiarato – conosciamo bene il nostro lavoro e sappiamo quando c'è bisogno d'aiuto. Ho pensato subito a chi era impegnato in prima linea e mi sono sentito in dovere di mettermi in gioco». C’è stato da lavorare e non poco, insomma perché «aiutare in tutti i sensi, non solo dal punto di vista infermieristico, ma soprattutto umano non è stato facile – aveva sottolineato – con turni di lavoro pesantissimi e ovviamente tanta paura». La sua professione però oltrepassa anche lo steccato dell’angoscia e – a livello emotivo – quella vissuta è stata una situazione molto forte, alquanto straziante, per il rapporto con tanti malati soli e soprattutto lontano dai familiari. Molti di loro non ce l'hanno fatta, soprattutto persone anziane o con patologie pregresse, e tutto questo mi ha toccato molto». I complimenti da tutta la comunità santagatese sono d’obbligo per il valoroso servizio prestato a favore del prossimo.

 

 

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