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A Terranova "L'Alternativa" bacchetta l'amministrazione Lirangi In evidenza

  • All'origine del dissenso la "mala gestione" della pandemia
Francesco Rumanò leader de "L'Alternativa" Francesco Rumanò leader de "L'Alternativa"

TERRANOVA DA SIBARI - «Fare speculazione politica in tempi come questi è pratica né buona né giusta e pertanto prima di ogni altra cosa ci dichiariamo disponibili a condividere con l'amministrazione comunale qualsiasi azione che abbia come obiettivo la salvaguardia e/o il miglioramento delle condizioni di salute dei terranovesi». Così il gruppo di opposizione consiliare “L'Alternativa” di Terranova da Sibari esordisce in una nota di denuncia contro l'amministrazione guidata dal sindaco Luigi Lirangi. Nel documento, infatti, si legge: «Ma detto ciò, se si vuole ripartire e ripartire bene, bisogna capire chi ha sbagliato e perché.

E noi riteniamo che l’Amministrazione Lirangi abbia commesso una serie di errori, almeno in questa seconda ondata della pandemia. A marzo e aprile scorsi, i cittadini di Terranova si erano comportati in modo esemplare, rispettando alla lettera tutte le disposizioni dei decreti ministeriali, tanto è provato dal fatto che non ci sono stati contagi tra i residenti, e gli unici pochi casi erano legati a situazioni esterne a Terranova. Questo assennato comportamento, che ha reso senz'altro più facile la vita ai nostri amministratori, è stato il frutto anche di pratiche politiche coerenti.
L’Amministrazione Comunale e il Governo Centrale hanno parlato la stessa lingua, la gente ha udito una sola voce e quanto disposto dai vari DCPM è stato puntualmente applicato e rispettato». E aggiungono: «Ma dopo l’estate è cambiata la musica. Con la seconda ondata della pandemia e i contagi in crescita in tutta Italia e anche al Sud, il Governo Centrale decretava, su tutto il territorio nazionale, nuove misure di contenimento via via più stringenti e il Comune di Terranova dapprima si adeguava, anzi addirittura anticipava, senza motivo, le decisioni di Roma richiedendo a chi proveniva da fuori regione l'esito di un tampone non antecedente a tre giorni, per poi, a distanza di qualche giorno e quindi con un atteggiamento a dir poco schizofrenico, organizzava, Sindaco in testa, una manifestazione con corteo al seguito per protestare contro il decreto che dichiarava la Calabria Zona Rossa.
Probabilmente, logiche di partito e/o interessi politici personali hanno spinto il sindaco verso comportamenti meno lineari, meno ortodossi, sicuramente troppo avventati, tant'è che la popolazione sentendosi di conseguenza rassicurata ha riempito le piazze ad ogni ora del giorno e anche della notte, in barba al coprifuoco notturno imposto su tutto il territorio Nazionale.
L’opposizione ritiene di aver fatto quanto gli compete denunciando alla cittadinanza il preoccupante stato delle cose con un comunicato a mezzo social del 15 Novembre 2020 dal titolo “CHI GOVERNA EDUCA”, nel quale si invitava la maggioranza a prendere provvedimenti per far rispettare le regole anticontagio. Non solo non siamo stati ascoltati dal sindaco e dalla maggioranza, ma a tratti siamo stati anche scherniti per la segnalazione.
Troppo evidenti sono le responsabilità politiche di questa gestione per non denunciarle pubblicamente. Dal banchetto nella casa comunale di fine Ottobre alla manifestazione di protesta per la zona rossa, dall'assenza di azioni concrete volte al rispetto delle norme e delle regole superiormente stabilite alle ordinanze di quarantena retroattive notificate con giorni di ritardo, tutto senza creare riferimenti certi e credibili per la popolazione, all'insegna di uno sciagurato immobilismo che non poteva non sfociare nel disastro dei contagi.
Chi è stato tanto superficiale prima come pensava di essere credibile dopo, quando faceva gli appelli a non trascorrere le feste con assembramenti numerosi in famiglia e/o di stare a casa, un po’ come chi con la sigaretta in bocca invita gli altri a non fumare.
Chi governa non si può limitare ai soli appelli al buon senso, ma deve mettere in campo azioni concrete, chiare e credibili.
Contagiarsi non è un reato, anzi la solidarietà per chi c'è incappato deve essere massima, specie se il tutto avviene sui luoghi di lavoro come da noi accaduto.
Ma per il resto, ci chiediamo e chiediamo ai cittadini quanto ha influito sul comportamento della popolazione, giovani in primis, questa “allegra” applicazione della legge, specie alla luce del rapido crescere dei contagi di questi ultimi giorni, sicuramente attribuibili a sciagurate azioni personali, rese possibili però, e con grave colpa, da chi sapeva ed è rimasto a guardare (voci in giro per il paese, decine di macchine parcheggiate in prossimità di luoghi preposti agli assembramenti, ecc.), vero vicesindaco?
La collaborazione, che auspichiamo, fra i diversi soggetti istituzionali e politici può e deve cominciare un minuto dopo la pubblicazione di questo documento perché per il prima le responsabilità non possono essere condivise e ognuno delle proprie azioni deve risponderne politicamente, e per noi solo politicamente, di fronte alla cittadinanza».

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