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Nuovi cimiteri: servono progetti innovativi. Ma a Luzzi è tutta un’altra storia…

Nuovi cimiteri: servono progetti innovativi. Ma a Luzzi è tutta un’altra storia…
Agos

Dall’architetto Filippo Giorno riceviamo e pubblichiamo.

“Visitare un cimitero può essere un’occasione dolorosa, fastidiosa o affascinante. E questo può dipendere da molte cose. L’architettura cimiteriale ha una grande responsabilità sul nostro modo di percepire il rapporto con la morte e con le molteplici emozioni che la circondano.

Il senso di disagio provato all’interno di molti cimiteri spesso si associa a condizioni oggettive di collasso ambientale. Gli attuali cimiteri sono profondamente modificati da processi accelerati e dai fenomeni di espansione incontrollata della città tradendo il contenimento del consumo del suolo. Come le città, invase dal cemento e dalla sovrabbondanza di segni, molti cimiteri hanno perso ogni legame con la loro storia, con il senso di pace che dovrebbero comunicare, e con la capacità stessa di trasmettere messaggi coerenti. Consci di questa frattura, molti architetti, paesaggisti e artisti hanno cercato in questi ultimi anni di riscrivere un pensiero sulla morte attraverso progetti innovativi. La dove Amministrazioni illuminate lo permettono nascono e stanno nascendo spazi per la memoria completamente nuovi. Spesso “d’autore” ma sempre più frutto di un lavoro interdisciplinare, questi nuovi cimiteri abbandonano il vecchio modello di “campo santo” e sembrano tornare a un antico respiro di sacralità: escono dai confini, trasformano lo spazio per i morti in parchi e giardini per i vivi. Si “aprono” al paesaggio insomma, interpretandolo e adattandosi agli stimoli da questo suggeriti. Ma questa è un’altra storia rispetto a quella di Luzzi, dove si vorrebbe farla apparire, dal 2012, come una normale operazione amministrativa di lavori pubblici ma in realtà si rivela come una nitida, palese e intricata operazione di basso marketing che si discosta palesemente anche dalle più farraginose similari pratiche, semplicemente! L'extrema ratio dovrebbe suggerire strade più percorribili e fluide al posto di un gioco-forza che già ha fatto parecchi danni ma ne potrebbe fare ancora”.

Arch. Filippo Giorno

© Riproduzione riservata



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