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Giornata di divulgazione scientifica dedicata al sito archeologico Grotta della Monaca In evidenza

  • Tesori sotterranei, giornata speciale dedicata all cavità meglio conservata in Europa
L'ingresso dell'androne di Grotta della Monaca L'ingresso dell'androne di Grotta della Monaca
Agos

SANT'AGATA DI ESARO - nota stampa - E' prevista per domani, 13 agosto una Giornata di divulgazione scientifica dedicata al sito archeologico Grotta della Monaca, dal titolo: "Tesori sotterranei, una giornata speciale". Nei fatti, gli archeologi che hanno studiato il sito per oltre quindici anni racconteranno questa lunga e articolata storia nell’ambito di una giornata speciale interamente dedicata alla cavità di Grotta della Monaca.

Saranno ufficialmente presentati, alle ore 21 presso il centro visita di Viale Elena, alla presenza del Sindaco Luca Branda, dell’Assessore alla cultura Emanuela Monita, dell’archeologo preistorico responsabile scientifico del sito Felice Larocca e dell’archeologo preistorico curatore nuovi allestimenti centro visita Francesco Breglia, i nuovi allestimenti e le attività di ricerca e di valorizzazione previste per lo scorcio del 2019 e del 2020. Previsti, sempre per la giornata del 13 agosto, tre turni di escursioni guidate da speleo-archeologi in grotta (alle ore 9.00/11.30/16.00). Grotta della Monaca è situata nel comune di Sant’Agata di Esaro, nel settore nord-occidentale della regione Calabria. La cavità domina con un maestoso ingresso (600 metri di altitudine s.l.m.) l’alta valle del fiume Esaro ed è collegata alla costa tirrenica tramite il valico montano del “Passo dello Scalone” (740 metri s.l.m.). Il suo nome deriva da una concrezione di calcite con sembianze antropomorfe presente in uno degli ambienti interni. La caratteristica principale di Grotta della Monaca è la straordinaria ricchezza di depositi mineralizzati presenti al suo interno. La cavità è letteralmente ricolma di minerali di ferro e, in quantità minore, di rame. Il minerale di ferro più rappresentato è un idrossido, la goethite, che si può rinvenire isolato oppure associato ad un altro idrossido, la lepidocrocite. Esplorazioni e scavi archeologici condotti negli anni 1997-2012 dal Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici” e dall’Università degli Studi di Bari hanno rivelato il grande interesse archeologico di questa cavità, frequentata dall’uomo – pur con tutta una serie di iati – dal Paleolitico superiore sino all’età post-medievale. Un momento di intensa presenza umana si registra tra la tarda età neolitica e gli inizi della successiva età eneolitica, quando diversi ambienti ospitano attività estrattive a carico dei minerali di ferro e rame presenti in abbondanza nel sottosuolo. Tali attività hanno lasciato traccia di sé sotto forma di preziose testimonianze (utensili da lavoro, impronte di scavo, muretti a secco) e fanno di Grotta della Monaca uno dei siti minerari preistorici più antichi e meglio conservati d’Europa. Successivamente, nel corso dell’età del Bronzo, gli ambienti più profondi della cavità hanno accolto un vasto sepolcreto, costituito da almeno un centinaio di inumazioni. Nuove coltivazioni minerarie sono attestate quindi in età post-medievale, soprattutto negli ambienti iniziali della grotta.

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