Il Premio Pettoruto dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa In evidenza
- Toccante testimonianza anche della mamma di Luca Orioli
- Scritto da Alessandro Amodio
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- Pubblicato in Regione Cultura e Spettacolo
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SAN SOSTI - Conclusa, con un nuovo straordinario successo, la II edizione del "Premio Pettoruto". Profonde e di spessore le lettere vincitrici “vergate a mano” per il concorso “Il ritorno alla penna” imperniato sul tema della “Legalità” e dedicato al compianto Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. D’alta levatura e sensibilità la presenza di Simona Dalla Chiesa, giornalista e figlia del “Servitore dello Stato”, alla fine omaggiata di un dipinto raffigurante il suo caro papà eseguito dalla pittrice Giuditta Marasco.
Il volto del Generale era avvolto in un ipotetico "tricolore" italiano ed il suo significato l'ha spiegato proprio l'autrice. «Il rosso che è davanti rappresenta il sangue versato per il suo Paese... e idealmente anche l'amore: infatti, lui ha fatto da scudo per cercare di difendere fino all'ultimo la propria compagna e, per questo, furono trovati abbracciati. Il bianco, invece, va a rappresentare, la purezza, la legalità e la giustizia ed è di dimensioni più piccole, perché di questi tempi sono poche le persone che rispettano tali aggettivi. Al lato destro del verde vi è l'ultimo omaggio che i siciliani vollero fare al generale "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti" e questo rappresenta il diritto d'espressione di ogni cittadino poichè si dovrebbe parlare di più di "cosa nostra, mafia, massoneria" e sopratutto senza paura. E infine il verde che rappresenta la speranza. Questa speranza deve essere forte in ognuno di noi, come nella nostra bandiera il verde è tenuta ferma dall'asta. Ma se non c'è l' asta la si sventola con le mani, perciò il verde viene tenuto ben stretto per non far volare... nessuna speranza. In più è stato evidenziato il rosso sullo stemma del cappello per omaggiare tutte le forze dell'ordine e le guardie del corpo che hanno dato la vita per una giusta causa».Toccante anche la testimoninaza della madrina dell’evento, Olimpia Orioli la “mamma coraggio” che ha parlato con grande forza di Luca il giovane figliolo trovato morto con la fidanzata il 23 marzo 1988 in Lucania: un caso ancora senza risposte. Ideato dalla scrittrice Giovanna Daniele, il premio è stato organizzato con la Consulta dei Giovani, la Biblioteca civica, l’Amministrazione comunale, l’Ente Parco del Pollino, la Provincia di Cosenza e la Regione Calabria e l'evento è stato egregiamente coordinato dalla "sempre preziosa" segretaria Maria Pina Aragona. La giuria è stata composta da Valentina Bruno, Stefania Postorivo, Giuseppe Roberto e Antonio Natale. Questi i primi tre posti (categoria adulti): la lettera “Si accendono fuochi, ma si spengono vite” di Iolanda Della Monica (Cava de’ Tirreni); “Posso guardarvi negli occhi”, di Emilio Limone (Fiuggi); “Non legale per amore!” di Luigi Castellucci (San Sosti). Per i ragazzi, questi i primi tre: Martina Soleti (Corigliano Calabro), con “Lettera a mio padre”; la classe 3 D del Comprensivo “L. Settino” San Pietro in Guarano, plesso di Castiglione Cosentino, con la lettera “Al Generale”; Martina Tuoto (Fagnano Castello), con “Lettera agli eroi”. Menzioni speciali e d’onore: per la particolare creatività letteraria a “Il goal della vittoria” di Enrica Gallo (Rogliano); per la pregevole e rilevante testimonianza di un diritto mancato a “Il poco è tanto per chi ha poco come Peppa Fattoria” di Italo Arcuri santagatese che vive a Riano di Roma; per la migliore lettera internazionale a “Querida prima”, di Jorge Juan Ruiz Díaz (Argentina); per la profondità del messaggio socio-educativo alla lettera “Serenità” di Giovanna Perrone (Carolina Cundari) di San Sosti; per il lodevole messaggio socio-culturale a “Caro Peppino, ti scrivo” di Carmela Piretti (Bologna); per l’eccellente inventiva letteraria e la capacità di dare attualità al passato storico religioso a: “Un’ingiustizia processuale” di Luigi Sirimarco (San Sosti); infine, per la miglior grafia alla “Lettera al generale Carlo Alberto dalla Chiesa” di Maria Serena Campanalunga (Trani).
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