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Corbelli protesta davanti la Prefettura di Cosenza: “Travolti dal virus e abbandonati dallo Stato”

Corbelli protesta davanti la Prefettura di Cosenza: “Travolti dal virus e abbandonati dallo Stato”

COSENZA - Tar, Cittadella Regionale, Tarsia (quale luogo simbolo), Quirinale(con l’appello al Presidente Mattarella) e, oggi, la Prefettura di Cosenza! Non si ferma la protesta del leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per denunciare “la drammatica situazione che vive la nostra Calabria e in particolare la città e provincia di Cosenza, letteralmente assediate, flagellate e travolte dalla violenta e devastante terza ondata pandemica(anche oggi oltre 470 contagi e 6 morti!)”.

Oggi (sabato) Corbelli ha scelto “un altro luogo significativo, la Prefettura di Cosenza, Palazzo simbolo della presenza dello Stato nella città bruzia e nella provincia cosentina, per fare una nuova denuncia e promuovere la nuova protesta”, che più tardi sarà resa messa, in un breve video di pochi minuti, sulla pagina Fb di Diritti Civili. “Sono andato davanti alla Prefettura, dove avrebbero dovuto andare gli amici sindaci, che hanno oggi invece manifestato davanti all’ospedale. Ma li capisco. E sono venuto io davanti alla Prefettura, luogo simbolo dello Stato nella città e provincia di Cosenza. La Calabria è stata abbandonata, la città di Cosenza e la sua provincia sono stati abbandonati dallo Stato al loro tragico destino! Dov’è lo Stato? dove sono le Istituzioni? dov’è il Governo? dov’è il Capo dello Stato che, per giorni, ho aspettato rispondesse al mio appello e alle telefonate che ho fatto al Quirinale? Dove sono? Non vedono la drammatica situazione che si vive a Cosenza, con quelle file di ambulanze in attesa davanti al Pronto Soccorso, con gli ospedali al collasso e con pazienti Covid che muoiono in attesa di un ricovero? Non vedono le tante proteste in ogni parte della regione? Non vedono la civile ma determinata protesta del popolo calabrese? Nemmeno questo basta per farli intervenire? Chiedo, con rispetto ma con forza, che si intervenga. Prima che sia troppo tardi. La Calabria non vuole pietà e commiserazione ma rispetto dei suoi diritti”!

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